ARMENIA
Periodo del viaggio: giugno 2016
Durata: 9 giorni
Tipologia: viaggio di gruppo con VIAGGI AVVENTURE NEL MONDO
ITINERARIO
VEN NOTTE ARRIVO
SAB MAUSOLEO DEL GENOCIDIO, MUSEO DI STORIA, GIRO CITTA’
DOM HRIPSIME – GAYANE – ECHMJADSIN– SVARTNOTS – YEREVAN
LUN KHOR VIRAP – SURENAVAN – ARENI – NORAVANK – KARAHUNJ – GORIS
MAR TATEV – SELIM PASS – NORADUZ – LAGO SEVAN – HAYRIVANK – DILIJAN
MER SANAHIN – HAGHPAT – AKHTALA – DILIJAN
GIOV GOSHAVANK – HAGARTSIN – SEVANAVANK – KETCHARIS – YEREVAN
VEN GEGHARD – GARNI – MATENADARAN
SAB NOTTE PARTENZA
ARMENIA SOFT è un viaggio molto piacevole e perfetto per uno stacco.
Il nostro piccolo gruppo si è formato sotto data e abbiamo avuto la certezza di partire solo tre giorni prima. Ma con Avventure si sistema sempre tutto, anche all’ultimo minuto.
La quota comprende il volo da Roma e Milano, un pacchetto di servizi comprendente tutti i pernottamenti, le prime colazioni, i trasporti in minibus con autista.
INFO UTILI
VISTO: non occorre.
PASSAPORTO: necessaria la validità residua di almeno 6 mesi.
FORMALITA’ DOGANALI: non occorre più compilare alcun modulo.
All’aeroporto di Yerevan prendono le impronte digitali elettronicamente.
Viene apposto un timbro di ingresso e poi quello di uscita alla partenza.
CORRENTE ELETTRICA: le prese sono uguali alle nostre, non occorrono adattatori.
CELLULARI: funzionano ovunque, WI-FI diffuso e disponibile negli hotel, nell’aeroporto di Yerevan, nei musei e nei ristoranti.
VALUTA: DRAM (AMD). La cartamoneta armena ha lo stesso ingombro della nostra.
CAMBIO: 540 AMD = 1 Euro. Cambio senza commissioni.
Conviene cambiare nei supermercati, hanno un sportello dedicato e non richiedono il passaporto.
FUSO ORARIO: a giugno + 2H rispetto all’ora italiana, le giornate sono lunghe.
CLIMA: a giugno il clima dovrebbe essere perfetto, con temperature oscillanti tra i 25 e i 30 gradi di giorno, più fresco la sera sui 10 gradi. Noi abbiamo trovato tempo piovoso (come in Italia del resto) però non nei momenti topici (ha piovuto la notte e nel corso dei trasferimenti) quindi è andata bene. Nei due giorni di sole pieno è stato caldo ma non torrido come ci hanno detto essere a luglio e ad agosto. Il viaggio si snoda sempre ad una certa quota, attraversando zone montuose fino a 2400 mt, quindi fa anche freddo ma sopportabile con un pile ed una giacca a vento.
LINGUA: incomprensibile, ma la gente è comunque comunicativa.
RELIGIONE: cristiana apostolica.
TOILETTES: si trovano in tutti i siti e musei, nei complessi monastici spesso è richiesto il pagamento di 100 o 200 Dram (durante il viaggio farsi una piccola scorta di monete).
ORARI: in Armenia non si fanno levatacce. Prima delle 8.00 non è pronta la colazione, fino alle 10.00 è tutto chiuso. Siamo partiti mediamente tra le 9.00 e le 9.30.
APERTURE E CHIUSURE: i musei sono generalmente chiusi il lunedì e aprono tra le 10,00 e le 11,00. Il mercato Vernissage è aperto solo il sabato e la domenica e chiude alle 18.00. La Distilleria Ararat è chiusa la domenica. Le “fontane cantanti” in Piazza della Repubblica sono attive dal 1° giugno con orario 21-23.
PRENOTAZIONE RISTORANTI E VISITE: benché giugno non sia ancora alta stagione non è stato facile trovare posto all’orario richiesto, perciò è bene prenotare.
I NOSTRI VOLI: da Roma con QATAR via Doha, da Milano con LOT via Varsavia.
I nostri HOTEL
HOTEL SILACHI a YEREVAN
Ottimo Hotel situato nella zona sud della città, vicino al Mercato coperto alimentare.
All’hotel Silachi vengono cambiati tutti i giorni gli asciugamani, ci sono shampoo e bagnoschiuma, l’asciugacapelli, la carta igienica morbida.
HOTEL MINA a GORIS
Nonostante la prenotazione regolarmente effettuata dalla corrispondente, l’hotel ha privilegiato un gruppo più numeroso distaccandoci nel vicino Hotel SYUNIQ. La corrispondente probabilmente non lavorerà più con loro. Comunque, il Syuniq è una struttura utilizzata per i ricevimenti con un enorme sala al piano terra e cinque o sei camere al piano superiore che è stato tutto nostro.
HOTEL HAGHARTSIN a DILIJAN
Essendo quasi gli unici clienti ci hanno alloggiati negli chalets più grandi e belli, con riscaldamento singolo. Praticamente ci hanno dato un appartamento per ogni coppia. La carta igienica è quella “cartavetrata” (molto diffusa in tutto il paese).
I PROTAGONISTI DEL VIAGGIO
Antonietta, Antonio, Charlie, Cristina, Roberto, Tamara, la nostra guida ANAHIT, una signora dolcissima e premurosa che parla italiano perfettamente ed il nostro autista KAREN, prudente, ordinato e puntuale che non spiccica una parola diversa dall’armeno.
DIARIO
All’aeroporto di Yerevan ci facciamo scattare la prima foto di gruppo con la Nazionale di Calcio Armena che ha volato con noi.
Trasferimento in Hotel con il nostro confortevole pulmino accompagnati dalla nostra guida Anahit.
Nel frattempo…
Il volo della Lot è stato cancellato due ore prima della partenza.
Cristina e Roberto hanno chiamato Avventure e sono stati riprotetti su un volo della Austrian Airlines. Purtroppo, oltre alla disavventura della cancellazione del volo, hanno subito anche un ritardo in partenza da Vienna a causa di un ubriaco che ha molestato una hostess…
Morale: arrivano in albergo alle sei di mattina!
SAB YEREVAN –MAUSOLEO del GENOCIDIO, MUSEO di STORIA, GIRO CITTA’
Tenendo conto dell’arrivo notturno di tutti e soprattutto all’alba del secondo volo, visiteremo solo due dei tre principali Musei della città perché farli tutti e tre il primo giorno sarebbe una vera mazzata! Oggi c’è il sole e fa caldo. Karen e Anahit sono pronti a farci conoscere l’Armenia.
E allora PARTENZA!
La prima sosta è al vicino Supermercato per cambiare gli Euro poi ci affacciamo al vicino Mercato Coperto dove vendono ogni sorta di frutta secca e altri generi alimentari. Il mercato apre alle 8,00 e chiude alle 19,30 e sicuramente ci torneremo prima di partire per portare a casa la frutta secca confezionata ad arte. Facciamo un ingresso fulmineo nella nuova Cattedrale inaugurata da Giovanni Paolo II e alle 11,00 (orario di apertura) visitiamo il Museo del Genocidio, ben strutturato e allestito, ricco di documentazione fotografica e di pannelli esplicativi. Al suo interno ci guida Anahit parlando sommessamente con una nota di costante commozione nella voce.
Poi ci conduce al Monumento del memoriale dove arde una fiamma eterna ad imperitura memoria delle vittime del Genocidio. Sul bordo sono disposti fiori freschi recisi. Negli altoparlanti la voce della cantante lirica Louisine Zakarian rende l’atmosfera struggente.
Per riprenderci vorremmo andare alla Distilleria Ararat ma non c’è posto.
Ci prenotiamo subito per l’ultimo giorno.
Anahit ci informa che dobbiamo precipitarci al Museo Statale di Storia Armena per la visita.
Pur avendo concordato itinerario e visite prima di partire c’è qualcosa che non torna. Come mai dobbiamo scapicollarci? Perché la guida del museo ci deve incastrare tra un gruppo e l’altro…
E’ così che in un’ora d’orologio la Sig.ra Amalia, compagna di Università della nostra Anahit, ci fa visitare il Museo alla velocità della luce. C’è talmente tanto da vedere che ci sarebbe da starci una giornata intera! … ma tutto sommato ci diciamo che va bene, non abbiamo le facoltà mentali necessarie per apprezzarlo approfonditamente.
Avendo saltato il pranzo ci infiliamo in una pasticceria francese (Baguette) per mangiare qualcosa. La simpatica commessa sfoggia il suo italiano e ci fa preparare un cappuccino speciale: la schiuma ha le sembianze di un orsetto con le lettere I T A L Y di cacao sui polpastrelli delle zampe. Un’opera d’arte!
Ci avventuriamo per la città, gustiamo la famosa acqua armena che sgorga dalle fontanelle in piazza della Repubblica, percorriamo le strade centrali dello struscio osservando la popolazione. Notiamo che le ragazze sono truccatissime, stile anni 60. Gli uomini sono per lo più in tuta da ginnastica…
Cena alla Tavern Yerevan, Amyryan St con un primo giro di birra Kilikia (buona, amara e leggera) a sancire l’animo godereccio del gruppo. Decidiamo di condividere antipasti diversi per assaggiare un po’ di tutto, poi ognuno ordinerà la portata principale a piacere.
Abbiamo preso: Hummus, Tolma (carne avvolta nelle foglie di vite), Ishli Qyufta (polpette di carne con mandorle), Khinkali (ravioli georgiani), Chicken Kebab (il loro Kebab è diverso dal nostro, è carne di pollo o maiale o vitello), Lavash (è il pane tipico armeno), Veal Tenderloin BBQ (filetto di manzo), Bean Paste (pesto di fagioli scuri e cipolla con chicchi di melograno).
Dopo cena Hanrapetutyan Hraparak (Piazza della Repubblica) offre l’imperdibile spettacolo di luci e acqua con le “fontane cantanti”. Di sera la piazza è bellissima.
La musica – classica, tradizionale, moderna – si sposa con i giochi d’acqua che esplodono illuminati da fasci di luce multicolore dalle fontane come fuochi d’artificio. E’ bello guardare le coppie che ballano in questo luogo di aggregazione cittadino.
Ci vorrebbe un brandy… ma non troviamo un posticino che forse esiste solo nel nostro immaginario. Ci incamminiamo verso l’albergo. Aspetta… sento un rumore… bum bum bum … c’è una festa… Ma dove?? Sulla terrazza della Food Court di un centro commerciale! C’è un open bar, musica disco, ragazzi giovanissimi, ben vestiti, con strani occhiali di tendenza dal bordo azzurro illuminato (hanno il filo collegato al cellulare per la batteria), sono fortissimi!
Ci imbuchiamo. I ragazzi ci accolgono tra loro, balliamo e beviamo. Andando via un ragazzo stampa un bacio sulla bocca di Antonietta. Niente male come inizio vacanza.
DOM SVARTNOTS–GAYANE–ECHMJADSIN–HRIPSIME–YEREVAN
Oggi ci aspettano quattro chiese lontane venti minuti di pulmino da Yerevan e distanti 10 minuti l’una dall’altra. Iniziamo da Surp Hripsine che sorge sul luogo dove è stata lapidata la Santa.
Nel negozio di souvenir comincia lo shopping di Antonio. Un’inizio senza fine…
Proseguiamo visitando Surp Gayane con il suo pregevole Nartece e alle 11,00 siamo ad Echmjadzin, il Vaticano armeno, precisi in tempo per l’inizio della funzione. Ci sono numerosi sacerdoti. Il Celebrante dice Messa cantando. Gli rispondono in coro i Sacerdoti vestiti di rosso. C’è anche un coro vero e proprio. I Sacerdoti vestiti di nero e viola si alzano e posano una mano sul capo dei fedeli benedicendoli. Una signora si rivolge a noi e simula un bacio per parte, tre volte. All’una la messa non è ancora terminata. Veniamo via passando dal Battistero dove c’è un Battesimo. Prima di uscire dal cortile dell’enorme complesso acquistiamo i biglietti per uno spettacolo teatrale su caloroso suggerimento di Anahit.
Non è al Teatro dell’Opera ma sarà comunque interessante e un diversivo.
Poco distante da Echmjadzin, all’incrocio di via Ararat Yan con via Isi Le Mulino, c’è il Nairi Service, un posto dove si mangia un ottimo Kebab. Il Kebab armeno è diverso da quello a cui siamo abituati noi. In pratica ci sono degli spiedini di pollo o maiale o vitello che vengono arrostiti sul fuoco e poi avvolti nel Lavash con l’aggiunta di verdura a piacere. Il tipo che ci serve ravviva il fuoco col phon! .. non riusciamo a trattenerci dal fotografarlo.
Veniamo fatti accomodare nel salotto della casa su dei divani: un perfetto ristorantino in stile Avventure! Se soltanto la birra non stentasse ad uscire dalla spillatrice..
Dopo il pranzetto andiamo a Zvartnots. I resti della bella Cattedrale circolare, con l’Ararat innevato sullo sfondo, sono davvero suggestivi. Per ora Zvarnots è primo in classifica!
All’interno del piccolo Museo si possono vedere i disegni ed il modellino di com’era la Cattedrale.
Nel giardino ci avventiamo sulle piante di gelso. C’è sia quello bianco che quello nero. Il gelso assomiglia alle nostre more ma il frutto è oblungo e molto più dolce, soprattutto quello bianco.
Rientrati a Yerevan facciamo una puntatina al Vernissage, il mercato delle pulci dove abbondano i gioielli d’argento, le famose croci armene di ogni dimensione e foggia, vari souvenirs, qualcosa ma poco di artigianato. Antonio è nel suo regno…
Per gli amatori può essere interessante il banco delle vecchie macchine fotografiche.
Dopo una breve sosta in Hotel ci facciamo portare col pulmino alla House of Chorusal Art per assistere al balletto tradizionale che inizia alle sei. Non sembra ma ogni volta che si va in centro è una scarpinata.
L’ambiente è piccolo e familiare, molti i turisti presenti accalappiati. Però non è una trappola, lo spettacolo è davvero bello. Sul palco sono disposti compostamente musicisti e coristi, i ballerini sono dei veri acrobati, le ballerine sono aggraziate ed armoniose, le corde vocali dei cantanti sono potenti. Le musiche sono tradizionali e la coreografia è attentamente studiata ed eseguita. Ad ogni brano cambiano i costumi. Pare di assistere al saggio di fine anno di una scuola, ma il livello è alto. Sono bravi, sono coinvolgenti. Le due ore volano in un batter d’occhio.
Soddisfatti e grati ad Anahit per averci consigliato di non perdere l’evento andiamo a cena alla Kabkazckar Tabepha in Amiryan St, di fronte alla Tavern Yerevan, ristorante a tema (un famoso film locale o forse russo) frequentato da armeni con cucina anche georgiana.
Il nostro menù: Hummus (meglio quello della Tavern Yerevan), Pkhali (polpette vegetali con spinaci e noci), selezione di formaggi armeni (salatissimi), Cream Matzoun (crema di formaggio), Khachapuri (focaccia con formaggio), Lavash, birra e vino (il vino non è trascendentale ma il nostro intenditore e tuttologo Roberto doveva accertarsene scientificamente).
Due passi d’obbligo post abbuffata ci portano alla Cascade e alla sua scalinata dove sono esposte all’aperto opere d’arte moderna. Stanchi di camminare rientriamo all’Hotel con un taxi, la corsa costa 1.000 Dram (neanche due Euro).
LUN KHOR VIRAP – NORAVANK – KARAHUNJ – GORIS
Fatta colazione, con quello che diventerà un consueto saccheggio di panini e companatico per il pranzo, lasciamo Yerevan per andare verso sud. Il tempo è variabile.
Ogni mattina è un piacere ritrovare il nostro pulmino e il nostro autista con la camicia stirata (ma come fa??!). Karen ci fa trovare regolarmente una bottiglietta di acqua fresca ai nostri posti.
Khor Virap è il Monastero, luogo di pellegrinaggio, dove si trova la cella sotterranea dove fu tenuto prigioniero San Gregorio l’Illuminatore. La vista sul Monte Ararat è offuscata dalle nuvole.
Breve sosta nel paese di Surenavan per vedere numerosi nidi di cicogne.
Su questo tratto di strada ci sono molti venditori ambulanti di frutta.
Ad Areni dobbiamo assolutamente farci un’idea precisa della produzione vinicola locale.
Dopo un corposo e buon caffè armeno offertoci all’arrivo mentre viene proiettato un filmato girato tra i vigneti e nelle cantine, procediamo con la degustazione di alcuni vini di diverse annate, di vini aromatizzati alla frutta (melograno, ciliegia ecc) e delle grappe di vinaccia, albicocca, ciliegia, mela.
“Per i momenti di crisi” compriamo tre bottiglie, due rossi ed un bianco.
La strada prosegue abbastanza dissestata.
Noravank è un Monastero finemente scolpito situato in una posizione suggestiva circondato dalle montagne e contende subito a Zvarnots il primo posto nella nostra classifica.
Anahit si profonde solertemente in spiegazioni minuziose.
Si riparte. Sul Passo di Zangezur dove ci sono le Porte di Syunik (2.400 mt) i contadini vendono miele, funghi prataioli grandi come mazze da tamburo, verdura acetosa, frutta.
Ultima tappa della giornata a Carahunge, o Karunge o Zorats Karer, la Stonehenge armena per intenderci. Fa effetto pensare che i megaliti col buco siano posizionati precisamente in modo da poter osservare gli astri. Peccato che ci sia un gruppo di francesi che viaggia parallelamente a noi inquinandoci tutti i set fotografici. Dobbiamo seminarli…
Arrivati a Goris, scopriamo che l’Hotel Mina è pieno e non risulta la nostra prenotazione.
Noto infatti che sul desk ci sono quattro rooming list di quattro gruppi, ma non il nostro. I francesi! Sicuramente ci sono loro! E’ ovvio che l’Hotel ha preferito non perdere i gruppi ben più numerosi. Ho l’impressione che questo sia un modus operandi in voga qui in Armenia, forse fuori stagione per la penuria di turisti (è la stessa storia della visita guidata al Museo di Storia… ).
Anahit è costernata ed è tra due fuochi: la sua datrice di lavoro e la direttrice dell’albergo che litigano al telefono mentre io cerco di far capire che ci interessa solo che ci diano da dormire e da mangiare e se poi vorranno tagliare i ponti affar loro.
Alla fine della fiera ci accompagnano all’Hotel Syuniq, distante cento metri. In camera troviamo dei cesti di frutta, per farsi perdonare… Ceniamo presso l’Hotel Mina con involtini, farro, carne, insalata di cetrioli e pomodoro, verdure al forno.
GORIS ha le case più belle di tutta l’Armenia. Sono in pietra, hanno enormi finestre e attraverso i cancelli intravediamo patii, cortili e giardini interni.
Dopo cena facciamo due passi lungo la strada principale fino al centro.
La fortuna ci assiste perché incappiamo in un Panificio dove stanno cuocendo il Lavash nel tradizionale forno interrato. Restiamo incantati ad osservare la manualità delle donne che ci fanno gentilmente entrare, forse aspettandosi un acquisto estemporaneo. Credo che abbiamo perso un’occasione unica per assaggiare il migliore Lavash del viaggio, ma solo all’idea di ingerire qualcos’altro ci sentivamo esplodere!
In piazza Tamara viene omaggiata da un paio di ragazzi con una rosa!
Facciamo ritorno all’albergo, dopo aver camminato per quattro km, quando si mette a piovere.
MAR TATEV – SELIM PASS – NORADUZ – LAGO SEVAN – DILIJAN
La rosa viene infilata nella maniglia dello sportello del pulmino per accogliere Anahit che la riceve con piacere. E’ nostro intento tranquillizzarla, non è certo colpa sua se hanno dato via le nostre camere! In fin dei conti abbiamo pur dormito con un tetto sulla testa.
Dapprima passiamo dal belvedere che dalla città si affaccia sulle grotte ed i comignoli sulla parete della montagna, un tempo abitate.
Abbiamo la Funivia che porta al Monastero di Tatev prenotata per le 10,45.
Questa funivia è entrata nel Guinness dei primati essendo la più lunga del mondo.
La funicolare apre alle 10,00 (le cabine portano al massimo 25 pax, la frequenza è ogni 30 min).
Il percorso viene coperto in 11 minuti.
Oggi c’è una gara di paracadutismo amatoriale e a mezzogiorno bloccheranno il transito per alcune ore. E ti pareva! Facciamo due conti rapidissimi. Ce la facciamo a visitare il Monastero in un’ora?
Se non riusciamo a prendere la cabina delle 12,00 (e sperando che ci sia posto) l’alternativa è restare bloccati lassù fino alle tre e abbiamo della strada da fare. Ce la dobbiamo fare.
L’ascesa al Monastero con la Funivia è elettrizzante. Il panorama sulla vallata, con la fitta vegetazione di un verde abbagliante, è a perdita d’occhio.
Arrivati a destinazione visitiamo il bel Monastero sperduto, il refettorio, le celle dei monaci. C’è pure un frantoio. In un’ora vediamo tutto. Presto! E’ mezzogiorno e dobbiamo acchiappare la Funivia. Ma dov’è Antonio? E’ andato a cercare il bagno? Ha trovato un banchino di souvenir? Cominciamo a chiamarlo. Tenete presente che in Armenia non urla nessuno….
Cristina, l’atletica del gruppo, corre a cercarlo alle toilettes mentre io gli mando sms e WhatsApp sul cellulare. La Funivia sta per partire!! Antonioooo!!!!
Eccolo arrivare calmo e sereno. Che facciamo lo strangoliamo?
Tutto è bene quel che finisce bene. Chissà, magari i francesi rimangono confinati quassù!
Imperdibile sosta al bar della Funivia sulla terrazza affacciata sulla vallata prima di ripartire.
Dopo molte curve, salendo verso nord, scendiamo sul Selim Pass, 2400 mt, dove c’è un Caravanserraglio dalla forma insolita, è bello. Al suo interno una simpatica famiglia russa ci invita ad assaggiare le costolette che sta cuocendo su un BBQ improvvisato.
Nel prato una coppia, con una Lada quale chiosco ambulante, vende miele, marmellate, frutta secca.
Giunti a Noraduz ci disperdiamo nel cimitero monumentale con centinaia di Khatckhars (croci armene in pietra) inseguiti da alcune vecchine che vendono centrini, presine, sciarpe e berretti di lana fatti a maglia. Siccome fa un certo freddo mi compro un berretto per 2000 Dram.
Nel cimitero pascola un gregge di pecore.
A proposito, spesso sulla strada si incrociano greggi di pecore e mandrie di vacche.
Hayrivank è una piccola chiesa in posizione splendida a pochi mt dal lago. La luce particolare del pomeriggio esalta l’ocra delle sue pareti. La sua visita vale la breve deviazione tant’è che entra nella classifica dei nostri monasteri preferiti.
DILIJAN si trova alla fine di un lungo tunnel e arrivati dall’altra parte il paesaggio è completamente diverso. Roberto – dopo aver osservato attentamente la vegetazione – conferma che assomiglia alla nostra Val D’Aosta.
Preso possesso dei nostri chalets, accesi i riscaldamenti a palla, andiamo a cena nel ristorante dell’albergo. Il grande salone è deserto. Ci mettiamo a sedere ad un tavolo apparecchiato ma ci fanno subito alzare. E di chi è? Parbleu! Non sarà dei francesi!
E’ la prima volta che ceniamo assieme ad Anahit e a Karen.
Gli antipasti sono vari e buoni. Davvero ottimo il pollo con le noci. Il pesce ed il maiale invece non ci fanno impazzire, come pure i funghi di contorno che sono una specialità del posto.
Meno male che ci siamo portati il vino acquistato “per i momenti di crisi”!
Purtroppo il maldestro cameriere rovescia mezza bottiglia del bianco sulla tovaglia, sicché…
Dopo cena ci ritroviamo nel nostro chalets per un giro di brandy offerto da Tamara e Antonietta facendoci due risate guardando dei video sui cellulari.
MER SANAHIN – HAGHPAT – AKHTALA – DILIJAN
La colazione presenta qualche novità, come la zucca confit ed il semolino dolce, ma nel complesso ci sembra poco ricca. Stanotte ha piovuto a dirotto. C’è quasi la nebbia.
Inoltre pare che il nostro Karen stia poco bene.. saranno mica stati i funghi?
Nonostante il malessere è impeccabilmente al suo posto.
La prima sosta è al villaggio dei Molocani, una setta religiosa proveniente dalla Russia. Le loro case hanno uno stile particolare, la gente è cordiale e qualcuno si presta anche a farsi fotografare.
A Vanadzor, cittadina dall’evidente impronta sovietica, ci fermiamo in un bar per sedare l’astinenza da caffè di Antonio. A dire il vero il caffè della colazione era imbevibile.
Per farci servire due caffè ed un tè per risollevare il nostro povero autista ci vuole mezz’ora.
Il caffè fa schifo anche qui. Il tè invece è buono.
Nella gola di Sanahin ci sono fabbriche di rame e fonderie.
Una ciminiera lavora incessantemente emettendo un fumo bianco.
Il Monastero di Sanahin, importante centro pedagogico e letterario, balza in testa alla classifica dei Monasteri più belli visitati fino ad ora. Il restauro del complesso è sotto l’egida del Consolato Onorario d’Italia. Armonico, grande e dall’architettura particolare, Sanahin vanta un Pronao dal suolo interamente ricoperto di lastre tombali. Un fascio di luce illumina magicamente un punto dove possiamo immaginare che la macchina del tempo ci trasporti altrove. Su richiesta della nostra brava Anahit ci aprono la Biblioteca, assolutamente notevole. I disegni sulle volte delle nicchie dove erano stipati i manoscritti riproducono i simboli di differenti culture affinché, in caso di minaccia, l’invasore potesse riconoscere anche la propria ed essere indotto a non distruggere la preziosa Biblioteca.
Poiché la colazione dell’albergo non si è prestata alla preparazione del pranzo al sacco, a Sanahin dobbiamo individuare un posto per mangiare un boccone. Capitiamo benissimo: proprio di fronte all’ingresso del Monastero, nella piazzetta con i banchini di souvenir, c’è una casa (probabilmente un alberghetto).
Qui gustiamo il miglior pranzo del viaggio intorno ad un basso tavolo ci viene servita una frittata mondiale di uova freschissime, formaggi (al solito salatissimi), pomodori e cetrioli, costine di bietole ripassate con l’aglio. Buono anche il pane. Costo 6.700 AMD in sei.
Hagpath è un altro complesso monastico Patrimonio dell’Unesco. Sono molti i siti Unesco in Armenia ma non me li sono segnati, la vostra guida ve li evidenzierà sicuramente. L’architettura delle volte del Nartece di Haghpath è diversa da quella di tutti gli altri monasteri.
Questi Monasteri, apparentemente tutti simili, sono invece uno diverso dall’altro.
Sarà stato il pugno tirato da Karen sul cruscotto a far finalmente funzionare i nostri CD e a rimettere in sesto il nostro autista? Sempre senza proferire parola mi mostra soddisfatto la tecnica.
La vallata è disseminata di vecchie fabbriche. Con gli occhi registro immagini color ruggine. L’eternit è diffusamente utilizzato per il rivestimento di tetti e balconi; molte abitazioni sono ricavate all’interno di container, vecchi autobus e furgoni.
Sostiamo una mezz’oretta per una pausa caffè in un bar sulla strada.
La gentile famiglia che lo gestisce ci permette di andare in casa per usufruire del bagno. La casa è molto semplice, osservando l’arredamento sembra di fare un salto indietro agli anni cinquanta.
Akhtala, il Monastero situato in posizione panoramica al confine con la Georgia, è unico nel suo genere perché vanta degli splendidi affreschi. E con questi effetti speciali concludiamo un’altra fantastica giornata.
Anahit ha prenotato per noi la cena in una casa privata.
La padrona di casa è di Yerevan ma ha una bella casa a Dilijan e si presta a questo tipo di richieste. Arriviamo in ritardo, in casa c’è il camino acceso ma fa freddo lo stesso. La signora ha preparato insalata di pollo con carote e semi di canapa, melanzane al pomodoro e peperone, insalata di cetrioli, pomodori e peperone piccante, formaggio armeno, melanzane ripiene di carne (buonissime) ma contate, dolce, acqua, tè digestivo. Credo che la gente vada a letto presto perché la Signora porta via svelta i piatti. Ci aspettavamo qualcosa di diverso, un’accoglienza in famiglia oltre al cibo… comunque è stata una serata diversa dalle altre.
Ce ne torniamo nei nostri chalets dove previdentemente abbiamo lasciato il riscaldamento acceso.
GIOV GOSHAVANK – HAGHARTSIN – SEVANAVANK – KETCHARIS – YEREVAN
Goshavank, è il primo Monastero della giornata a cui segue quello di Harghartsin.
Per arrivarci si percorre una bella strada nel bosco con molte aree attrezzate per il picnic.
Il Monastero è stato accuratamente restaurato e merita anche solo per la sua posizione idilliaca.
Grazie all’apposizione di vetri alle piccole finestre, gli uccelli non hanno nidificato al suo interno e di conseguenza ricoperto di escrementi pareti e pavimenti.
Come direbbe Cristina imitandomi “non possono hahare”.
Bisognerebbe preservare in questo modo anche tutti gli altri siti soggetti invece a questo degrado.
Tornando giù osservo i chilometri di tubi del gas che fanno delle strane geometrie di percorso. Facciamo due passi nella piccola Old Dilijan tra le case tradizionali.
Sostiamo in un grazioso caffè-ristorante per un caffè (Haykanoush Restaurant).
Il Lago Sevan è una località turistica armena molto gettonata.
Il Monastero di Sevanavank, situato sulla penisola dove il Presidente armeno ha una residenza estiva, si raggiunge salendo 240 scalini. Ci sono tre Chiese di cui due ben conservate, celle monastiche, una fortezza. Ci sono anche molti moscerini ma non pinzano.
I prati sono pieni di fiori e tra questi spiccano i papaveri armeni (Papaver Commutatum) che sono più grandi dei nostri e hanno quattro macchie nere.
Dal fornaio nella piazzetta dove ci sono anche le bancarelle compriamo del pane a forma di ciambella e dei fazzoletti di sfoglia al ripieno di formaggio molto buoni per un pranzo veloce.
Al Monastero di Ketcharis incappiamo in un matrimonio. Gli sposi vengono messi in pose alquanto poco naturali per le foto. Gli invitati sono variopinti.
Rientrati a YEREVAN torniamo al Mercato Coperto per acquistare i tipici piatti confezionati di frutta. Il brandy Ararat è più conveniente alla Distilleria (lo appureremo domani).
Compriamo anacardi e pistacchi per fare un aperitivo in camera con il nostro vino.
Cena al LAGONID BISTRO CAFE, 37 Nalbandyan Street, ristorante siriano-armeno.
I piatti scelti: Hummus, spiedini di pollo, Falafel (polpette di ceci), Shwarma (vitello, pomodoro, prezzemolo, salsa di ceci), Chicken Tarator, Chicken con bacon, Ghouzi Ichi (pollo con riso, mandorle, pistacchi, anacardi- molto buono).
Dopo cena ci infiliamo nell’ABOVYAN 12, Art Café–Restaurant all’omonimo indirizzo, per una bevuta. Al locale si accede dal bel negozio di souvenir, è frequentato da armeni, ha numerosi tavoli in un giardino e se fa freddo ci sono le coperte.
VEN GEGHARD – GARNI – YEREVAN, MATENADARAN e DISTILLERIA ARARAT
Prima tappa del giorno all’Arco di Charenz con vista sull’Ararat! Quando ci arriviamo per fortuna c’è il sole e si vede abbastanza ma è avvolto da un po’ di foschia. Tira anche un forte vento. Ci sono quattro cantanti lirici dell’Opera (LUSABER) che intonano magistralmente canti spiritual e folk. Non resisto e compro il loro doppio CD (bellissimo). Mi fa tristezza pensare che dei professionisti debbano guadagnarsi da vivere anche per strada.
Geghard è il Monastero più fotografato dell’Armenia e a ragion veduta, infatti risale subito la classifica dei nostri Monasteri preferiti. Il Gavit della Chiesa principale è immenso. In una delle due cappelle esce acqua di sorgente che si dice mantenga giovane chi vi si bagna. Ovviamente c’è un gran via vai. L’acustica è eccezionale, intono l’Ave Maria di Schubert per provarla.
Subito dopo il ponticello vicino al fiume è usanza legare dei fazzoletti chiedendo che si avveri un desiderio. Ho solo un elastico a portata di mano, lo lego ad un ramo, funzionerà?
Anahit acquista un dolce tipico su una bancarella del parcheggio perché ci tiene a farcelo assaggiare. Si tratta del GATA, una sorta di enorme maritozzo ripieno di zucchero, dolce ma non troppo, molto buono, da provare assolutamente.
Garni, è il Tempio greco interamente ricostruito a cui gli armeni sono molto affezionati, forse per la sua diversità. A noi dice poco pur ammettendone la bella posizione.
Tornati in città visitiamo finalmente il Matenadaran, dove sono custoditi preziosi manoscritti salvati da razzie e distruzioni. La guida è una giovane studentessa che parla italiano.
Essendo al termine del viaggio siamo in grado di localizzare mentalmente da dove provengono e dove sono stati conservati i manoscritti.
Restiamo affascinati dalla storia di alcuni volumi, dalle miniature, dai caratteri delle scritture, dalle rilegature. Tra i volumi presenti: gli elementi di geometria di Euclide, la mappa geografica del 12-13° secolo, la storia di Alessandro il Macedone trascritta dal greco all’armeno, Aristotele, Copernico, e ancora manoscritti in armeno, persiano, arabo, ottomano. Ci sono anche trattati di medicina ed erboristeria, bacheche con Elisir, pietre e sostanze utilizzate per creare i colori.
Alle cinque siamo ai blocchi di partenza per la visita e la degustazione del brandy alla Distilleria Ararat. La visita è in inglese. Ci fanno fare un giretto, le cantine sono protette da una vetrata. Diverse botti riportano una targa. Non abbiamo capito se sono di proprietà della persona nominata sulla targa. Spesso si tratta di Capi di Stato e altre personalità. C’è anche un’esposizione delle bottiglie da collezione, di megaglie e riconoscimenti e di foto di personaggi famosi.
La degustazione è piacevole. Abbiamo scelto quella meno costosa, 4.500 Dram a testa contro 10.000 Dram per una bevuta aggiuntiva di un’annata più pregiata.
Cena finale alla CAUCASUS TAVERN con vari antipasti tra cui crema di melanzane, acetosa (verdura locale cotta), verdure fresche e BBQ di pollo e maiale con patate, vino e dolce.
Non possiamo non passare un ultima volta da Piazza Repubblica per rivedere spettacolo delle fontane cantanti! E’ veramente bello.
Rientriamo in albergo per qualche ora di sonno prima di ripartire nel cuore della notte.
Io e Cristina non ci pensiamo neppure… se ci addormentiamo ciao!
SAB YEREVAN – ITALIA
All’una di notte salutiamo Karen ed Anahit con affetto e procediamo all’imbarco sui rispettivi voli. E’ stata una bella vacanza e siamo stati bene insieme!
Cosa ti resta nel cuore dell’Armenia?
Il ricordo del contatto con il suo popolo umile, ferito ma fiero, la sua cultura antichissima e sconosciuta, le bellezze naturali ed i suoi magnifici Monasteri! A proposito …
Secondo voi quale Monastero avrà vinto la classifica??