UGANDA, di Enrico Piccini
Periodo : agosto 2010
Tipologia : VOLONTARIATO UMANITARIO
Ho il piacere di ospitare un viaggio particolare: l’Uganda descritta dal mio amico Enrico. Oltre al racconto ricco di passione, nella Gallery potete vedere le foto che ha esposto in una personale a Firenze al Caffè Petrarca.
Introduzione:
Africa Nera.
Normalmente l’idea che ne abbiamo deriva dai romanzi d’avventura, dai film e dalla televisione con i documentari e i telegiornali. Come spesso succede la realtà è diversa.
Quello che colpisce è la confusione e non parlo solo del caos delle città che ormai è una caratteristica mondiale, ma del fatto che tutto viene concepito senza una regola, senza un metodo. Le case, i campi, il lavoro e il vivere quotidiano sono solo “confusione”. Una delle cause è che, volenti e nolenti, in solo circa 150 anni gli ugandesi sono passati da una vita tribale figlia di migliaia di anni di convivenza con una natura strabordante, e quindi in qualche modo “regolata”, ad una di stile pseudo occidentale assolutamente non in sintonia con l’ambiante circostante. In una regione dove prima dell’arrivo dei primi missionari non si conosceva il concetto di “proprietà”, ora tutto è a pagamento, istruzione e sanità compresi con la conseguenza che le famiglie si indebitano con gli usurai per mandare i propri figli a scuola e per curarsi oppure scelgono il male minore: niente istruzione per i bambini e stregoni più o meno veri per le cure. A questo proposito una cosa strana è il non utilizzo di piante e/o derivati per un uso medico. In altre parti del mondo (vedi Asia in testa) l’uso di piante nella medicina naturale è in uso da migliaia di anni con ottimi risultati. Qui invece sembra che non ci sia niente di tutto questo. Ho parlato soprattutto con i medici dell’Ospedale di Aber che mi hanno raccontato come gli arrivano tanti pazienti che prima di passare da loro sono stati sottoposti a trattamenti curativi (purtroppo senza esito) da stregoni. Forse anche questo esempio è frutto del cambiamento repentino allo stile di vita occidentale ma sembrerebbe invece che non ci sia mai stata una cultura in tal senso. Il mio pensiero è che anche in questo caso l’ambiente dove tutto è grande e potente fa sì che anche le malattie siano adeguate alla situazione. L’unica cura possibile è la selezione naturale.
Tutto questo ha comportato e comporta tuttora una distruzione delle radici storiche e culturali delle popolazioni locali e una mancanza di rispetto verso la natura con conseguente sua distruzione.
C’è un’altro aspetto che mi ha colpito: gli ugandesi non sono un popolo sorridente. Non posso dire se è una caratteristica tipica di tutta l’Africa ma la mia sensazione è che gli anni di dittatura (Amin e Obote) e di guerra (Tanzania) hanno segnato molto profondamente l’animo della popolazione. Mi hanno raccontato terribili storie di quegli anni.
Una mia sensazione è che nell’Africa nera non ci sono mezze misure. Tutto e bianco o nero, bene o male, buono o cattivo. Non esistono mediazioni o accomodamenti. E’ difficile da spiegare ma penso che sia una conseguenza della natura. E’ tutto grande, potente, pericoloso. Non puoi avere troppi dubbi nel vivere quotidiano: un pensiero di troppo e sei fregato. Ho un po’ esagerato, ma era per cercare di spiegare questo mio pensiero.
Notizie utili:
Prima di riportare quelle che per me possono essere notizie utili per chi vuole andare in Uganda volevo precisare che la mia è una visione limitata e non esaustiva. Riporto solo la mia esperienza diretta ma spero che vi possa essere ugualmente utile. Il mio è stato un viaggio di lavoro/vacanza. Ho fatto il rilievo di un complesso ospedaliero gestito dai Padri Comboniani per cui sono stato loro ospite. Questo per precisare che non avevo la necessità di trovare un luogo per dormire.
L’Uganda è un paese dove l’aspetto turistico non è molto sviluppato: girando per Kampala (la capitale) non si vedono alberghi o pubblicità di posti dove dormire. Gli unici che ho visto sono due lussuosi alberghi (di cui uno è lo Sheraton, mentre l’altro non lo ricordo). A guardare da fuori sono molto “europei” all’interno, con piscine e tutto quanto uno si aspetta di trovare in un albergo di lusso. Mi ha colpito solo il loro cancello di ingresso: sembra di entrare in un carcere. Le guardie di sicurezza (una costante nella capitale) controllano chi entra in maniera molto meticolosa… guardano persino sotto le auto con lo specchio. L’idea che per andare a dormire nella propria stanza uno deve passare al setaccio non mi è piaciuta molto, ma il discorso “sicurezza” è molto sentito. Recinzioni e filo spinato sono una costante. Comunque penso che per dormire si riesca a trovare un albergo o qualcosa di simile solo a Kampala ed intorno ad Entebbe (aeroporto). Allontanandoci da questi posti la situazione diventa più complicata. Quando ero a Lira, la seconda città dell’Uganda a nord di Kampala, ho incontrato due ragazzi italiani che alla fine avevano chiesto ospitalità in un convento di suore in quanto non erano riusciti a trovare niente per dormire.
Volevo tornare al discorso “guardie di sicurezza”. Sono veramente da tutte le parti: centri commerciali, negozi, distributori di benzina, ristoranti. La cosa che colpisce è che, mentre da noi sono dotati di pistole più o meno grosse, a Kampala (e dintorni) le guardie sono armate con fucili a pompa, kalashnikov ed altre armi automatiche di grosso taglio. Arrivi al ristorante, scendi dalla macchina e ti trovi davanti un tizio con un mitragliatore da guerra che controlla quello che fai: come vi sembra la scena?
Per quanto riguarda gli spostamenti ci sono linee di bus che collegano le città più importanti. Anche in questo caso non ho una esperienza diretta ma sembra che funzionino bene, basta avere un po’ di spirito di adattamento: sono un po’ sovraffollati.
A proposito! Mi stavo dimenticando che qui vige il cosiddetto “african time”. Non vi aspettate il rispetto di orari o appuntamenti. Il concetto di tempo è particolare ma non è detto che sia un difetto: forse hanno ragione loro. Un motivo per riflettere sul nostro stile di vita.
Il cibo non è un problema. Lungo le strade principali e in tutti i villaggi ci sono sempre posti dove mangiare o comprare cibo. I contadini sono sempre aperti. Ho mangiato il più buono gallo arrosto della mia vita in un “ristorante” fatto di lamiere inchiodate e cucinato in un bidone tagliato a metà. Se vi capita di passare dall’ospedale di Aber (centro-nord dell’Uganda, provincia di Lira) proprio davanti al cancello di ingresso chiedete di Tony e prenotate il gallo per la cena.
Altro consiglio spassionato: non vi venga la malsana idea di prendere un mezzo a noleggio e di mettervi alla guida (a sinistra come in Inghilterra) per girare il paese. Per darvi un’idea immaginatevi di viaggiare su una striscia di asfalto centrale non molto larga con a lato terra battuta, a doppio senso di marcia e che quando incrociate un altro mezzo dovrete uscire dall’asfalto per farlo passare. Il problema è che ci sono sempre, giorno e notte, centinaia di persone che camminano ai bordi. Considerate anche che di notte hanno l’abitudine di usare gli abbaglianti fissi. In ultimo mi hanno detto che in caso di investimento di pedone non bisogna assolutamente fermarsi per soccorrerlo: si rischia il linciaggio della folla. Un ingegnere ugandese che ho conosciuto è stato in ospedale per tre mesi ed è stato molto fortunato a poterlo raccontare. Questa regola, mi diceva, vale per tutti… anche per i turisti. Fortunatamente io non ho potuto verificare.
Per quanto riguarda le vaccinazioni l’unica obbligatoria e quella della febbre gialla. In realtà quando mi sono presentato dal medico del centro vaccinazioni internazionali dell’usl mi ha fatto fare anche l’antitifica e l’epatite. Chiaramente l’antitetanica e la profilassi per la malaria sono scontate. Considerate che dovevo andare a lavorare in un Ospedale per cui mi faceva comodo essere protetto.
Non ho parlato del volo. Io sono partito direttamente da Firenze per Amsterdam la mattina verso le 7. Dopo un’oretta di sosta in Olanda ho preso un volo KLM che in otto ore mi ha portato ad Entebbe. Vi conviene prendere con le molle queste informazioni perché già dopo qualche mese era sparito il volo diretto Amsterdam-Entebbe e si era trasformato in un volo con scalo intermedio a Nairobi. Per completezza di informazione e per prepararvi all’idea, la possibilità che i vostri bagagli arrivino con un giorno di ritardo è molto alta. Poi arrivano, con calma, ma arrivano. C’è sempre molta gente all’ufficio bagagli dispersi.
Per quanto riguarda il clima ad agosto si sta bene perché è il periodo delle piogge. Non c’è il caldo che uno si immagina di trovare in Africa. Una felpa o anche qualcosa di più pesante fa comodo. Una volta al giorno piove ma non crea disagi e anche se vi bagnate vi asciugherete velocemente.
Siamo praticamente sull’equatore, quindi 12 ore di luce e dodici ore di buio. Il tramonto e l’alba durano… 15 minuti: sensazione stranissima!
Curiosità:
Fra le immagini più curiose che ricordo ci sono i mezzi di trasporto degli artigiani. Immaginatevi di vedere un divano a tre posti trasportato a spinta su una.. bicicletta! Ma non solo: ho visto un letto a due piazze in legno massello su due biciclette (trasporto”eccezionale”).
Le lingue parlate in Uganda sono diverse. Nella zona di Lira parlano il Languo (si pronuncia “lano”). Volete degli esempi? Se volete dire “bene” dovete dire “kakare” (senza ridere… mi raccomando), “molto bene” = kakare kakare. Torrente si dice “kulo”. Ora mi fermo se no poi bloccano il sito di Charlie.
Enrico Piccini