BIRMANIA
Periodo : gennaio 2011
Durata : venti giorni
Autore : Mara Chiapperino
Foto di Letizia Melandri
Mingalabar!! in birmano significa Buongiorno!
Il diario del viaggio di Mara con il marito ed un affiatato gruppo di amici emiliani in Birmania, ora Myanmar, fa venire voglia di andarci! Buona lettura, Charlie
3 gennaio
Il momento tanto atteso della partenza sembra essere proprio arrivato, pare incredibile ma tutto scorre liscio come l’olio, senza inconvenienti o contrattempi. Alle 5 di mattina Pasquale ed io passiamo a prendere Beppe ed incontriamo gli altri partecipanti del viaggio alla stazione di Bologna: Albano, Ferruccio e sua figlia Veronica. Partiamo da Roma Fiumicino.
4 gennaio
Il viaggio con la Thai Airways trascorre senza problemi e dopo uno scalo a Bangkok, il 4 gennaio alle ore 8,45 arriviamo a Yangon, e dopo avere ritirato i bagagli, incontriamo la guida birmana Zaw Win, che Beppe, Pasquale ed Albano conoscevano già. Con il minibus andiamo all’Hotel Kandawgyi Palace, nel quale ritorneremo altre volte durante questo viaggio. Bell’albergo, architettura coloniale con un bel giardino che si affaccia sul lago, attraversato da un ponte pedonale lunghissimo; sull’altra riva si staglia l’imponente figura del Karaweik Palace (barca reale) tutta dorata, dove si tengono balletti tradizionali. Nella hall dell’albergo incontriamo la guida birmana che ha organizzato il nostro viaggio, molto carina, minuta, comunicativa. Pranziamo in hotel insieme con lei cucina cinese e veramente mi trovo benissimo, sia con la compagnia sia con la cucina. Bologna è fortunatamente molto lontana…… e di conseguenza anche le preoccupazioni quotidiane…….. che bello!!!
Dopo pranzo insieme a Zaw andiamo a comprare un telefonino perché i nostri qui non funzionano, ed è la maniera più economica per potere comunicare con l’Italia, paghiamo 50 dollari il telefonino e 40 la ricarica, e ci basterà per tutto il viaggio. Finalmente andiamo anche con la guida alla Shwedagon Pagoda e fortunatamente possiamo rimanere qui fino circa le 18. Questo è un posto magico, dove staremmo per ore, non solo per lo splendore luccicante dell’oro e delle pietre preziose delle stupe e delle statue di Budda (ogni tre anni le stupe sono dorate di nuovo, quindi sono sempre scintillanti), ma anche per l’atmosfera gioiosa e mistica che si respira. Solo in queste pagode la popolazione birmana, così duramente repressa nelle loro libertà civili dalla dittatura, può esprimere con gioia, fantasia ed allegria tutti i suoi sentimenti, le loro preghiere sono intense ma percepisci una serenità interiore in questo popolo che per me è fonte di riflessione profonda. Dicono che qui ci sia più oro e gioielli che in tutti i caveau della banca d’Inghilterra. Questa collina è stata spesso colpita da terremoti, ma le stupe sono sempre state restaurate, ed è veramente tutto perfetto!! La nostra guida, in base alla data di nascita, ci dice di che segno birmano siamo, Veronica ed io siamo Garuda (mezzo uccello e mezzo uomo) e Pasquale è topo!! Più tardi facciamo un giro a piedi per il centro, dove ci sono bancarelle con frutti strani ed altri cibi e dove i birmani si fermano a comprare ed a mangiare. Mangiamo lo jackfruit, frutto molto dolce dall’aspetto di un grosso melone, mentre la guida ci spiega che il duriam (strano frutto ricoperto di aculei) che vediamo esposto, può avere un sapore sgradevole. Il gruppo fotografico ne approfitta per catturare questo spaccato di vita cittadina. È il mio primo impatto con la città degradata e la povertà e devo cercare di non vedere i cani che attraversano la strada in mezzo al traffico…., è per me scioccante ma a tutto ci si abitua con il tempo. Andiamo a cena al ristorante Monsoon, uno dei migliori in città, molto carino e dopo un’ottima cena… a nanna!!!
5 gennaio
Dopo un’ottima colazione, con il pulmino andiamo all’aeroporto per prendere il volo 6T 607 della Air Mandalay per Sittwe, e naturalmente il volo è in ritardo. Sittwe è una bella città, molto animata e vivace ed è abitata da una popolazione mista di birmani, musulmani ed indiani, mi piace. Con un pulmino veniamo accompagnati all’imbarcadero sul fiume Kaladan e c’imbarchiamo su una barca di legno (che in questo periodo è l’unico mezzo disponibile) per raggiungere Mrauk U, dovremmo impiegare 6 ore birmane che corrisponderanno poi a 14 ore italiane!! La barca è molto semplice, coperta nella zona centrale, con sedie di plastica ed un tavolo per mangiare e sopra la cabina c’è un ponte scoperto. La navigazione sul fiume ci piace molto, vediamo molte scene di vita quotidiana, bufali, barche piene di gente, viveri, frutta, distese di tronchi di bambù fatti scivolare sull’acqua, si vedono villaggi sulle palafitte, bambini che fanno il bagno, donne che lavano, insomma per loro questo fiume è un’enorme risorsa ed è molto frequentato. Mi sembra quasi di navigare sul Nilo!! A pranzo ci servono a bordo riso, gamberi, verdure e pollo. Purtroppo abbiamo la corrente contraria e la barca procede lentamente. Alle 18 comincia ad imbrunire e la navigazione diventa meno piacevole, fa anche abbastanza freddo. Verso le 20 Pasquale pronuncia la frase fatidica “mi sembra di sentire uno strano rumore” ed, infatti, dopo due o tre sinistri scoppiettii la barca si ferma al buio, in mezzo al fiume, con la corrente che ci trasporta da una riva all’altra. Mentre l’“attrezzatissimo” personale ripara il motore (o almeno ci prova!), l’ansia cresce, perché le martellate che provengono dalla sala macchine non sono per niente rassicuranti. Ed invece no, dopo un’oretta il motore ricomincia a scoppiettare e finalmente ripartiamo ed arriviamo a Mrauk U verso le 21,30. Ceniamo al Moe Cherry, un ristorantino molto tipico su due piani e ci servono riso, gamberi, pollo, verdure molto buone e noodles con verdure, poi finalmente a dormire al Nawarat Hotel, composto di bungalow di pietra abbastanza spartani, purtroppo la doccia è fredda!! A mezzanotte, stremati, finalmente ci addormentiamo.
6 gennaio
Dopo una colazione spartana come l’albergo, accompagnati dal prode Zaw, ci rechiamo con il pulmino a visitare i dintorni di Mrauk U, bel paesaggio collinare, con campi coltivati e con più di 700 templi inseriti in questo contesto quasi idilliaco. L’atmosfera è serena e le persone gentili e riservate. Cominciamo con il Mun Khaung Shwe Du, stupa di arenaria, poi visitiamo le rovine del tempio Peisi Deung Paia dove pare ci sia una palla (testicolo!!!!!!) di Buddha come reliquia. Proseguiamo con la visita al Kothaung Temple il cui nome significa tempio delle 90.000 immagini. E questo il tempio più grande di Mrauk U, i cui passaggi sono fiancheggiati da migliaia di statue di Buddha abbastanza rovinate. Ci rechiamo quindi al villaggio di Wah Thee, dove visitiamo una distilleria di liquore che Vera assaggia con grande coraggio, un laboratorio familiare di ventagli ed uno di cappelli fatti di bambù. Il villaggio è povero ma dignitoso, bambini ed animali da cortile si dividono spensieratamente gli spazi con rispetto reciproco. Dopo una veloce occhiata alle mura della città vecchia ed al lago, visitiamo il monastero Luck Kauk Zee, che è come una specie di collegio (molto spartano) dove i piccoli monaci studiano; anche qui staremmo per ore ad osservare (ed a fotografare……) i bei visi sorridenti dei monaci. Ci imbattiamo anche in una camera mortuaria che ospita un monaco di circa 70 anni morto la sera prima. Ci fanno notare che nonostante il caldo, il corpo non emette cattivo odore, e questo capita solamente quando il monaco in vita è stato particolarmente virtuoso, facciamo pertanto un’offerta a questi monaci che accudiscono il defunto. Visitiamo poi un monastero dove vive un vescovo buddista, estremamente dignitoso nella sua postura, che ci mostra orgoglioso tutti i tesori antichi, facciamo un’offerta anche qui. Andiamo quindi a piedi al ristorante di ieri sera e mangiamo cucina birmana, riso ed ottime verdure per me, maiale e pollo per gli altri, il tutto innaffiato da birra birmana. Dopo esserci ristorati, visitiamo lo Shitteung Paya, che a mio avviso è il tempio più bello visto oggi. E’ il santuario delle 80.000 immagini ed è composto da uno stupa centrale a due livelli circolari che è circondato da altri 26 stupa di varie dimensioni. La sala delle preghiere è veramente molto bella!!! Nelle immediate vicinanze incontriamo la Andaw Paya, monumento ottagonale simile allo Shitteung Paya, ma più piccolo. Decidiamo di salire su una delle tante colline che circondano questi monumenti per vedere il panorama. Beppe con gli infradito ai piedi cade rovinosamente lungo il sentiero in salita della collina, ma per fortuna non si fa male. Qui sulla cima della collina il panorama è veramente affascinante, cani, bufali, cavalli, e maiali pascolano e corrono liberi, la bruma si alza lentamente su questo paesaggio rurale, che emozione!!!!
Rientriamo in albergo e poiché anche questa sera la doccia non funziona, dopo breve cazziatone di Pasquale alla reception, riusciamo ad ottenere un’altra camera. Dopo un po’ di trambusto ed una bella doccia calda, mangiamo in albergo ed andiamo a letto presto.
7 gennaio
Dopo la solita spartana colazione andiamo a visitare il mercato di Mrauk U, affollato da un’umanità piuttosto varia, e qui i fotografi del gruppo (praticamente tutti tranne me) si scatenano senza tregua. È un mercato interessante, anche se soprattutto i banchetti del pesce o della carne a mio avviso sono piuttosto repellenti! Comunque dopo questa esperienza necessaria, prendiamo il pulmino per raggiungere il molo, poiché oggi prenderemo il battello per raggiungere i villaggi Chin navigando sul fiume Lemro. Potremo vedere i famosi visi tatuati delle anziane, poiché pare che le giovani da due o tre generazioni se ne guardino bene dal farsi tatuare!! Ci aspettano due barche, pertanto ci dividiamo, e dopo 3 ore di navigazione sempre piacevole, finalmente sbarchiamo e c’incamminiamo per raggiungere il primo villaggio Chin. Le case di bambù sono costruite su palafitte, e naturalmente come abbiamo già visto, sotto vivono gli animali (cani, maiali, caprette) mentre sopra vive la famiglia. Consegniamo alla giovane maestra del villaggio biro, quaderni, caramelle e medicinali. Arrivano quindi quattro o cinque vecchiette con il viso tatuato che ovviamente sono ben disposte a farsi fotografare. Devo riconoscere che contrariamente ad altre occasioni, mentre osservarle dal vivo non mi suscitano nessuna emozione, le foto di questi visi che vedrò successivamente mi piaceranno moltissimo. Facciamo anche un’offerta per costruire una nuova aula della scuola e poi ci avviamo a piedi per raggiungere il secondo villaggio Chin. Ci troviamo quindi a dovere percorrere un sentiero molto disagevole, scivoloso, praticamente quasi un ruscello pieno d’acqua. Le salite sono ripide e l’umidità fiacca i nostri fisici (a parte Veronica) già provati dagli anni ed affanni. Lo zaino con i medicinali e la cancelleria non mi facilita certo il trekking, ma del resto gli altri sono pieni di macchine fotografiche e quindi ognuno di noi deve cercare di non scivolare e di non farsi male. Praticamente stremati, ci concediamo una sosta con frutta, dolci e una bella dose di sali minerali (un toccasana!), dopodiché raggiungiamo il secondo villaggio Chin, identico al primo con 3 vecchiette con il viso tatuato. Consegniamo anche qui quaderni, caramelle ed offerta alla scuola, tanti baci e via….
Quando arriviamo alla riva del fiume scorgiamo le nostre barche che ci hanno raggiungo e quindi a tutti sorge repentino il grido: ”Ma perché non abbiamo raggiunto il secondo villaggio con la barca???” Nessuno sa dare una risposta sensata a questo grido di dolore, né Zaw, né la guida locale che ci ha accompagnato!! Verso le ore 17 ci imbarchiamo quindi di nuovo sulle nostre due barchette, e circa alle ore 19,30 sporchi, stanchi e anche sanguinanti, arriviamo in albergo. Dopo una doccia veloce e altrettante veloci medicazioni alle punture di insetto che ancora sanguinano, ci rechiamo a cena in un ristorantino consigliato a Zaw dalla guida locale. Trattasi di stamberga orribile e sporca, dove i topi trovano ospitalità tra le cucine e le pentole. Mangiato riso e verdure, cucina cinese, birra e poi a dormire. Alleluia!!!! Che bella giornata però!!!
8 gennaio
Dopo la solita colazione, alle ore 8 si parte tutti quanti per visitare con più calma il mercato di Mrauk U e dopodiché ci rechiamo a visitare il Prun Zee & Kyauk-Reike village. Questo villaggio è molto più pulito ed ordinato degli altri, gli abitanti sono carini ed ospitali e le capanne sono tutte recintate ed i bimbi ed i cani sono ben tenuti. Evidentemente questo villaggio è abitato da persone abbastanza benestanti. Troviamo anche una scuola di Inglese e ci intratteniamo qualche minuto con il giovane insegnante, regaliamo qualche caramella ai bimbi e poi si riparte. Saliamo sul pulmino, passiamo dall’albergo a ritirare i bagagli e ci imbarchiamo sul battello per raggiungere Sittwe. Siamo pessimisti sulle “ore birmane” di navigazione ed invece arriviamo a Sittwe abbastanza puntuali. Raggiungiamo il nostro albergo, l’Hotel Noble, che sarebbe il migliore del luogo, ma che è comunque molto modesto e le piccole camere puzzano tremendamente di naftalina! Con il pulmino andiamo a vedere il tramonto sul lungomare, siamo sul golfo del Bengala!!! La spiaggia è nera ed in parte rocciosa, ed il mare è di colore marroncino. Ci concediamo un aperitivo in riva al mare e poi ritorniamo in albergo per la doccia. La cena è prenotata al ristorante cinese River Valley che raggiungiamo a piedi dall’albergo. Mangiamo veramente benissimo. Osservando la città più attentamente, contrariamente alla prima ottima impressione, mi sembra molto più povera di Mrauk U, vediamo per la prima volta molti mendicanti e persone handicappate che mendicano per la strada con insistenza. Anche la popolazione è meno bella, è di pelle più scura e ci sono molti indiani. Ritorniamo quindi in albergo a piedi e good night!! See you tomorrow!
9 gennaio
Dopo una gradevole colazione in compagnia di socievoli formiche, partiamo alle ore 8 per visitare il mercato di Sittwe, soprattutto quello del pesce che è molto rinomato, sono esposti pesci enormi di tutti i tipi e colori, anguille eviscerate e razze giganti. Nella zona del pesce essicato il fetore è insopportabile, ma bisogna resistere perché Pasquale è in vena di fotografare ed, in effetti, lo spettacolo di tutti questi variegati banchetti è molto particolare. Passiamo quindi al mercato delle verdure e di altri cibi di tutti i tipi. Alle 10 ci rechiamo a visitare il monastero Maka Kuthala Kyaungdawgyi, situato in uno splendido palazzo storico britannico in stile coloniale. Putroppo ci sono pochi monaci perché sono tutti fuori per la questua. Successivamente andiamo a visitare la Lokananda Paya, eretta nel 1997. Poco lontano c’è una piccola sala che contiene la statua di Sachamuni, un Buddha in bronzo alto 1,5 mt e costellato da altri piccoli Buddha. Questa statua ritrovata recentemente pare che risalga al 24 a.C.. Andiamo quindi a pranzo nel ristorante di ieri sera, il River Valley, ma mentre tutti si abbuffano, io mi sento di mangiare solo frutta, che è buonissima. Ci rechiamo quindi all’aeroporto per prendere l’aereo per tornare a Yangon. Il volo W9 310 dell’Air Bagan dovrebbe partire alle 14,40, ma partiamo in ritardo ed arriviamo a Yangon alle 18,50. Andiamo quindi a visitare il Chaukhtagyi Buddha, che è un bellissimo Buddha dormiente il cui capo è incoronato da un diadema incastonato di diamanti e altre pietre preziose. Purtroppo il tetto di metallo che custodisce il Buddha, toglie un po’ di fascino e atmosfera a questo luogo. E’ ormai tardi e quindi ci rechiamo in albergo, il Kandawgyi Palace ed alle 21,30 ci concediamo un’ottima cena continentale e verso mezzanotte tutti a dormire nelle nostre belle camere confortevoli.
10 gennaio
Questa mattina partiamo tutti insieme a Zaw alle 9 per raggiungere l’aeroporto, perché oggi è giornata di trasferimento, andiamo nel Kengtang, il cuore del triangolo d’Oro!! Qui i trafficanti hanno lungamente combattuto per controllare il commercio dell’oppio tra il Myanmar, la Cina, il Laos e la Thailandia. Il volo Air Bagan parte alle 11,30 da Yangon, ma dobbiamo prima fare un primo scalo al Lago Inle e poi un secondo a Mandalay alle 13,15, per cui arriviano a Tachileik circa alle 15. In questo periodo per raggiungere il Kentang è obbligatorio arrivare all’aeroporto di Tachileik, dove il controllo del bagaglio è molto accurato. I militari aprono tutte le valigie e si mostrano molto diffidenti quando vedono la mia valigetta delle medicine, comunque un po’ a fatica riusciamo a convincerli che sono farmaci personali e non droga!!! Qui a Tachileik piove a dirotto e fa abbastanza freddo. Ci aspettano due pulmini, quindi Beppe, Pasquale ed io saliamo sul primo e gli altri sul secondo. La strada per raggiungere Kengtang è veramente terribile con il maltempo, oltre alle buche ed alla scarsa visibilità, c’è il problema dei bufali, cani, oche e umani che sbucano da tutte le parti! Durante il tragitto incontriamo due o tre check point con i cavalli di frisia in mezzo alla strada nei quali vengono verificati i documenti di viaggio, e siamo in ansia perché ci hanno detto che se non passiamo l’ultimo check point entro le 19, ci faranno dormire nel pulmino fino al giorno dopo, perché il personale a quell’ora và a casa e non può passare più nessuno. Per fortuna non è così ed alle 20 arriviamo a Kengtung. Il nostro albergo è il Princess Hotel (migliore del posto), modesto ma pulito con camere abbastanza ampie. Incontriamo in albergo la nostra guida locale che si chiama Freddy, che ci sembra un ragazzo molto gentile e premuroso. Ceniamo allo Shwe Nyaung Pin, cucina cinese, insieme a Freddy e a Zaw che fanno a gara a chi mangia di più. Comunque la cena è ottima e decidiamo di accompagnarla con vino rosso birmano. Abbastanza stanchi andiamo a dormire, purtroppo fa’ abbastanza freddo anche in camera.
11 gennaio
Questa mattina la sveglia è all’alba perché abbiamo appuntamento con Freddy alle 6,30. Pasquale fa cadere il rotolo della carta igienica nel water, quindi io sono costretta ad usare il bagno della hall. Con il pulmino andiamo subito a vedere il mercato dei bufali indiani, ma purtroppo non ci sono e ci ripromettiamo di tornare più tardi. Andiamo quindi a visitare l’imponente stupa dorata del Wat Jong Kham, costruito nel XIII secolo, molto bello e poi visitiamo il Wat Mahamuni, monastero in stile tailandese, bellissimo e riccamente decorato. In questa località i monaci indossano tuniche color arancio e rosso, ne vediamo alcuni di cinque o sei anni che vengono duramente ripresi dal monaco anziano perché guardavano la tv invece di studiare!! Qui vediamo anche un cane anzianotto che dorme nella sua bella poltroncina!! Torniamo quindi al mercato dei bufali indiani, ma ce ne sono solo tre o quattro, quelli chiari (albini) valgono meno perché hanno la pelle più delicata. Comunque sono veramente belli!! Mentre rientriamo Pasquale si accorge di avere dimenticato nel bagno pubblico dell’albergo il suo portafoglio con tutti i soldi ed i documenti, per cui ci precipitiamo all’albergo e per fortuna il portafoglio è ancora lì dove l’aveva lasciato. Per penitenza questa sera dovrà offrire da bere vino a tutti!!! Sempre con Freddy e Zaw andiamo a visitare le tribù locali. Cominciamo con le tribù Eng, che vestono tuniche nere, portano bracciali di metallo e si anneriscono i denti con noci di betel e tintura nera. Visitiamo quindi gli Akha che indossano costumi tradizionali ricamati e copricapo decorati con monetine e metallo battuto. Mentre passeggiamo a piedi tra i villaggi, veniamo seguiti da bambini e cani festanti, mentre intorno si vedono campi verdi a terrazze coltivati che ricordano molto il paesaggio vietnamita. Gli adulti sono nei campi a lavorare la terra. Pranziamo in una capanna di una tribù con la nostra Box lunch, ci vengono offerti pompelmi e ananas appena raccolti, buonissimi. Raggiungiamo un’altra tribù, abbastanza povera, visitiamo la casa dello sciamano (che governa il villaggio) e possiamo anche osservare la costruzione di una capanna nuova. Abbiamo anche l’occasione di vedere uno sciamano che pratica un salasso ad un indigeno con mezzi molto rudimentali. A questo punto, siccome fa molto caldo e siamo un pò stanchi, Freddy ci procura un mototaxi (tuk tuk), saliamo in 7 sul cassone mentre lui si mette alla guida (Freddy pilota fantastico!), e percorriamo la distanza per raggiungere l’ultima tribù divertendoci come dei matti, soprattutto Veronica. Arrivati veniamo circondati da bambini che ci vogliono vendere borse e sciarpe di mille colori tessute a telaio dalle donne della tribù. Compriamo un po’ di regalini e Pasquale compera anche una vecchia pipa. Risaliamo sul nostro pulmino ed andiamo quindi a passeggiare sul belvedere del lago Naung Tung, sul quale si affaccia il vecchio quartiere britannico di Kenktung. Devo dire che fra tutte le città visitate, Kengtung è la più curata, ci sono aiuole, marciapiedi e strade asfaltate. In effetti, i signori della droga che hanno governato questa località per decenni, hanno provveduto a sviluppare la città in maniera ordinata. Torniamo in albergo per la doccia e poi andiamo a cena nello stesso ristorante di ieri sera, ottima cena, vino offerto da Pasquale. Ritorniamo in albergo e finalmente ci cambiano camera perché il wc è ancora ostruito a causa del rotolo di carta igienica caduto questa mattina. Stanchi ma contenti della giornata, ci addormentiamo.
12 gennaio
Alle 8 andiamo tutti quanti al mercato di Kengtung, che devo dire è molto interessante, ci sono donne vestite nei loro costumi tradizionali provenienti da tutte le tribù della zona, banchetti pieni d’artigianato, borse, cinture ricamate. Molto interessante anche la zona della ristorazione e delle verdure. Compriamo qualche souvenir e con Beppe decidiamo di comprare il copricapo della tribù akha, perchè è sicuramente l’oggetto più significativo del Kentung (Veronica e Ferruccio lo avevano già comprato ieri sera). Dopo la consueta sosta fotografica al mercato, con due pulmini facciamo il viaggio di ritorno a Tachileik: arriviamo alle 12,30 e pranziamo in un ristorante cinese con annesso bagno (!!) senza luce (metteranno poi una candela) e poi ci rechiamo all’aeroporto. Solita perquisizione dei bagagli e poi alle 15,30 circa prendiamo il volo Air Bagan W9120 per tornare a Yangon. Primo scalo a Mandalay, secondo al Lago Inle e alle 19,30 circa arriviamo a Yangon. Ritorniamo nel bell’albergo Kandawgyi, doccia confortevole e cena alle 21 in albergo. See you tomorrow!!
13 gennaio
Questa mattina siamo molto contenti perchè andiamo al monte Kyaiktiyo (Golden Rock)!!! Partenza alle 8 con la guida che oggi sostituisce Zaw. Questo monumento è molto venerato dai birmani, perché rappresenta il vero pellegrinaggio che ogni birmano deve fare con fatica per raggiungere questa roccia sacra. La leggenda dice che la roccia rimane in equilibrio grazie ad un capello di Buddha collocato in un luogo ben preciso dello stupa che sovrasta il masso. Per strada ci fermiamo a mangiare dei pompelmi talmente buoni e dolci che non smetteresti mai! Ad una fermata del pulmino con 1000 kyats libero 3 uccellini in gabbia, ma, in effetti, sono soldi sprecati perché dopo ritornano in gabbia da soli!! Per pranzo ci fermiamo al Kyaw Swa Restaurant (un ristorante cinese) dopo Bago e alle 14,30 arriviamo a Kinpun, che è praticamente il campo base dal quale partono tutti i truck che sfrecciano (nel vero senso della parola!) fino allo Yatetaung Bus Terminal, dal quale i pellegrini partono a piedi per raggiungere il santuario. Il viaggio sul truck dura circa 40 minuti e per fortuna la guida ci ha riservato le ultime 3 assi che fungono da sedili sul cassone del camion, perché il truck viene riempito fino all’inverosimile da pellegrini e turisti, se non è strapieno non parte! Durante il viaggio l’aria è piuttosto frizzante e l’autista del truck guida piuttosto spericolata. Fortunatamente arriviamo sani e salvi a Yatetaung e da qui facciamo 15 minuti di camminata in salita con i nostri trolley per raggiungere l’Hotel Golden Rock che ci ospita. Avevo pensato di fare tutta la camminata a piedi fino alla roccia, ma mi è bastata questa ripida passeggiata per capire che non gliel’avrei fatta. Il caldo e la ripida salita convincono tutti immediatamente a prendere i portantini. Dopo avere lasciato i bagagli in albergo, prenotiamo la portantina per ognuno. Ogni portantina viene sorretta da quattro persone che con cadenza ritmata si coordinano nel mantenere il passo di marcia. Sono ragazzi giovani, che a metà percorso si fermano perché vogliono che tu gli offra da bere, è la prassi consolidata, noi gli offriamo la Coca Cola, loro non la bevono e la rivendono al negoziante. All’inizio mi vergognavo un po’ di essere portata, perché i pellegrini a piedi ti guardano con curiosità, ma dopo un po’ ci si fà l’abitudine e la passeggiata che dura 40 minuti di salita, diventa rilassante. Il costo del trasporto sulla portantina andata e ritorno si aggira sui 25 dollari. Arrivati finalmente in cima, lasciamo calze e scarpe come sempre, e saliamo sul santuario. L’ambiente è allegro e giocoso, ci sono famiglie intere che fanno questo pellegrinaggio e si fermano a dormire in alloggi ricavati per loro. I pellegrini giocano, cantano, cucinano il cibo, pregano e meditano tutta la notte. Qui l’atmosfera è magica, mistica, soprattutto quando la luce del sole che tramonta colpisce la roccia dorata. Solo gli uomini possono percorrere il ponticino che porta alla roccia dorata, molti pellegrini applicano foglie d’oro in segno di devozione. Dopo avere girato tutta la piattaforma ed i templi di questo monastero, avere abbondantemente fotografato il Golden Rock, alle 18 risaliamo sulle portantine, che nel frattempo ci hanno aspettato, e ritorniamo in albergo. Ora fa abbastanza freddo. Ceniamo in albergo e andiamo a dormire, anche qui in camera fa abbastanza freddo.
14 gennaio
Ci troviamo alle 7,30 per fare il percorso inverso di ieri mattina, quindi dall’albergo ci rechiamo a prendere il truck, discesa mozzafiato fino a Kinpun e da lì con il nostro pulmino ci dirigiamo verso Yangon. Sulla strada ci fermiamo a Bago per visitare la Shwemawdaw Paya. Questo stupa, ricostruito più volte a causa del terremoto, domina tutta la città, è il più alto della Birmania e misura 113 metri. Visitiamo lo Shwethalyaung Buddha, bellissimo buddha disteso, lungo 54 metri e alto 16. Successivamente visitiamo lo Snake Monastery, nel quale è ospitato un gigantesco pitone birmano di 118 anni. Sembra più morto che vivo, ma ci hanno assicurato che ieri aveva fatto un giretto, anche se sono 40 giorni che non mangia. Visitiamo anche il cimitero di guerra che si trova a Taukkyan, sempre sulla strada da Bago a Yangon. Questo cimitero raccoglie migliaia di tombe di soldati alleati caduti in Birmania durante la II guerra mondiale. Alcune scritte sulle lapidi sono veramente commoventi, qui molti giovani inglesi sono morti a poco più di 20 anni, soli e lontano da casa. Arriviamo all’hotel di Yangon alle 19,15 e alle 19,30 ci affrettiamo per andare con Zaw a cena alla Karaweik Palace, la barca reale. La cena è a buffet, la sala è grandiosa ed il fondo c’è il palco dove si tengono balletti tradizionali e spettacoli di marionette. Dopo lo spettacolo andiamo a fotografare ancora un’entrata dello Shwedagon Paya, che di sera è sempre spettacolare. Finalmente torniamo in albergo, siamo molto tristi perchè purtroppo domani i nostri compagni di viaggio partiranno!!!
15 gennaio
Sveglia alle 6, doccia e capelli ed alle 8 partiamo con Zaw per visitare il quartiere cinese, dove ci sono stradine piene di mercati di ogni tipo, molto interessante. Andiamo poi al porto e successivamente ci fermiamo a pranzo al ristorante cinese Padonmar, bel ristorante, tranquillo e qui facciamo un brindisi con i nostri compagni di viaggio per la loro partenza. Lasciamo gli altri in albergo, e poi Veronica, Pasquale ed io andiamo al Bogyoke Aung San Market per comprare gli ultimi regali. Accompagnamo poi all’aeroporto i nostri amici e con grande dispiacere ci salutiamo con la promessa di rivederci per guardare le foto insieme. Pasquale ed io torniamo in albergo e ci concediamo una cenetta a modo nostro, un bel panino con formaggio e pomodoro accompagnato da patate fritte, mmmmm che buono!! Andiamo a dormire e con ansia penso ai prossimi giorni nei quali non ci sarà nessuno a salvarmi dai racconti prolissi e un po’ sconclusionati di Zaw!!! (anche soprannominato “si però … no”).
16 gennaio
Questa mattina facciamo le valigie con calma perché abbiamo appuntamento con Zaw alle 9,30 per andare all’aeroporto per prendere il volo delle 11,30 per Heho, oggi andiamo nello stato di Shan!!
Il volo Air Bagan arriva a Heho alle 12,25 e qui ci aspetta una macchina per portarci a Pindaya, il viaggio dura circa due ore. Il paesaggio ricorda un po’ la Toscana, dolci colline di terra rossa, grandi coltivazioni molto ordinate di cavoli, l’ottimo cavolfiore birmano, il riso appiccicoso e mandarini (molto belli ma a dire la verità molto poco saporiti). Pranziamo al Green Tea Restaurant (cucina birmana) e poi andiamo ad appoggiare i bagagli al nostro albergo, il Conqueror Hotel, composto da cottage di legno in stile coloniale, con camere ampie, ma purtroppo molto fredde!!
Andiamo quindi a visitare la Shwe Oo Min Pagoda con la macchina, molti pellegrini percorrono tutta la strada a piedi perché lungo la collina c’è una scalinata coperta (tipo San Luca) che porta fino in cima dove si trova questo complesso di grotte e gallerie piene di statue di Buddha d’ogni forma e dimensione, alcune dorate, altre bianche o di marmo. Sono più di ottomila, donate e restaurate da organizzazioni buddiste provenienti da ogni parte del mondo. Leggendo le targhe dei donatori ne scorgo alcune provenienti anche dall’Italia! Qui dentro è un vero labirinto con stalattiti e stalagmiti enormi. Ad un certo punto si spegne pure la luce, meno male che con il telefonino riusciamo a fare un po’ di chiarore onde evitare di cadere in qualche anfratto. Usciti da qui andiamo in un laboratorio artigianale che produce carta con la quale fanno dei deliziosi ombrellini colorati, ne compriamo due. Poiché il trolley di Pasquale ha una ruota rotta, approfittiamo di questo laboratorio per farci fare un ruotino di bambù. Torniamo subito in albergo perché ho un gran mal di pancia, forse ho preso freddo. Mentre Pasquale e Zaw vanno a cena in albergo, io rimango in camera e mi accingo a passare una notte di sofferenza, tra il mal di pancia ed i rumori sospetti che ci sono in camera che, guarda caso, cessano non appena accendo la luce. Dopo una notte orribile passata tra il bagno e il letto, vestiti di tutto punto per il freddo e con la luce accesa, finalmente arriva mattina!!
17 gennaio
Alle ore 8 abbiamo appuntamento con Zaw per raggiungere in macchina il lago Inle. Verso le 11,30 ci fermiamo a visitare un mercato che troviamo lungo la strada e dopo due ore e mezzo in totale di viaggio arriviamo alla cittadina di Nyaungshwe, luogo d’arrivo per quasi tutti i turisti che visitano il lago Inle. Questa cittadina è molto vivace, piena di mercati e di alberghi per tutte le tasche, dal saccopelista al turista più esigente. L’atmosfera qui è molto rilassata ed il turismo (per quanto sia in crescita) è ancora abbastanza limitato. Il lago Inle è il più grande lago della Birmania, misura 22 km per 11 km, anche se è difficile scorgerne i confini, perché è circondato da estesi canneti e giardini galleggianti. In questa stagione l’acqua è abbastanza bassa perché le piogge fino ad ora sono state scarse, per cui in tanti punti anche le barche a fondo piatto fanno fatica a navigare. Come tutti i turisti e gli abitanti di questa zona (tribu intha, shan, pa-o, danu ed altre) prendiamo anche noi una canoa a motore per raggiungere il nostro albergo, l’Hotel Inle Resort. Ci mettiamo 40 minuti e veramente su questa canoa fa un gran freddo, per cui il viaggio è poco piacevole. L’hotel è bellissimo, veramente spettacolare, composto da costruzioni di legno lussuosissime ed anche il nostro cottage è da urlo, petali sul letto, fiori dappertutto e vasca Jacuzzi!!.
Lasciamo i bagagli e dopo 15 minuti ripartiamo con la canoa per andare a pranzo. Altra mezz’ora di freddo intenso prima di raggiungere il ristorante Golden Kite, (bellissimo niente da dire) nel quale purtroppo siamo costretti di mangiare all’aperto, vestiti come palombari. Mangiamo in fretta e mezzo congelati, riprendiamo la canoa per andare a visitare la pagoda Phaung Daw Oo Paya, sarà anche la più venerata della zona, ma non mi impressiona più di tanto. Contiene quattro statue dorate di Buddha che tra fine settembre e inizio ottobre sono portate in processione sul lago a bordo di una barca dorata. Riprendiamo quindi la canoa per andare a visitare un laboratorio (sempre su palafitte) di lavorazione del ferro. Riprendiamo poi la canoa per visitare un laboratorio di sigari, e poi la canoa e poi il Nga Hpe Kyaung, il monastero dei gatti che saltano (poverini!! p.s. occhio al pavimento di legno costellato di popò, perché con i piedi scalzi ….) e poi la canoa ancora e finalmente alle 18,30 ultima imbarcata di freddo per raggiungere l’hotel. Purtroppo questo albergo per quanto lussuoso, non ha nessuna forma di riscaldamento, per cui anche la camera è gelata. Dopo una doccia, andiamo a cena nel ristorante dell’albergo, con tutto questo freddo mi sono presa un megaraffreddore. A domani!!
18 gennaio
Sveglia presto perché alle 8 ci aspetta la canoa per portarci di nuovo a Nyaungshwe, e da lì con la macchina (sempre con Zaw) ci rechiamo a Taunggyi, che è il capoluogo dello stato Shan, punto di smercio di beni cinesi e tailandesi che arrivano ogni giorno dalla vicina frontiera, qui facciamo una veloce visita al mercato e poi proseguiamo per Kaddu. Qui incontriamo la nostra guida pa-o, che devo dire è una stragnocca da urlo, il caro Zaw cade letteralmente in trance!! La ragazza si chiama Nang Khin Zay Yar, ed è vestita con il costume Nang della tribù Pa-o, molto bello, tunica nera con gonna e pantaloni con rifiniture colorate e copricapo in stoffa arancione. Mangiamo in un ristorante cinese proprio all’entrata del sito archeologico. Questo sito è veramente straordinario, ci sono migliaia di stupe, in parte restaurate, di varie tendenze architettoniche. Molte hanno in cima dei campanelli, il cui suono cristallino, nel silenzio di questo sito magico, predispone alla calma ed alla serenità. Questo sito entra a pieno titolo nella top ten della Birmania a mio modesto parere! Andiamo poi con la nostra guida a visitare i villaggi pa-o. Poiché in precedenza al mercato shan di Kaddu avevamo comperato 30 sportine di plastica che avevamo riempito di candele, saponette, shampoo, Nescafè ed altri generi di prima necessità, ci dedichiamo alla distribuzione di queste buste alla popolazione di questi villaggi. Comunque questi villaggi sono molto più ricchi ed evoluti di quelli visitati nel Keng Tong, ma la nostra amica Nang ci tiene molto a farceli visitare. Dopo avere salutato la stragnocca, recuperiamo Zaw (che ancora non si capacita) e ripartiamo per tornare sul lago Inle. Ci fermiamo velocemente a visitare un bellissimo vigneto ad Aythaya, fondato da un imprenditore tedesco, e qui compriamo qualche bottiglia di vino. Ritorniamo quindi a Nyaungshwe e riprendiamo la canoa per rientrare in hotel. Cena tranquilla in albergo, ma purtroppo durante la notte vengo colta di nuovo da un gran mal di pancia……. Uffah
19 gennaio
Dopo una notte praticamente insonne causa il mal di pancia, questa mattina ci svegliamo alle 6 perché alle 7,30 abbiamo appuntamento con la canoa che ci deve portare a visitare il mercato Inthein, che si tiene ogni 5 giorni. Passeggiamo piacevolmente con Zaw in questo mercato molto colorato e caratteristico. Da qui seguendo una scalinata coperta piena di bancarelle di souvenir, risaliamo la collina per andare a visitare la Schwe Inn Thein Paya, che è un complesso di 1054 zedi costruiti tra il 17° ed il 18° secolo. Molte di queste zedi sono pericolanti e devastate dalla vegetazione, ma alcune vengono restaurate grazie a donazioni e comunque vale la pena visitare il sito perchè da qui si gode una bellissima vista sulla valle. Risaliamo sulla canoa e dopo un’ora di navigazione sul lago Inle, approdiamo per andare a pranzo in una pizzeria consigliataci da Zaw, dove fortunatamente io decido di mangiare riso, perché la pizza sembra una suola da scarpa. Proseguendo con la macchina da Nyaungshwe verso Shewenyaung, incontriamo il monastero Shwe Yaunghwe Kyaung, molto caratteristo e anche molto fotografato perché la sala delle ordinazioni dei monaci è in tek e le finestre sono di forma ovale. E’ molto suggestivo vedere i monaci affacciati in queste finestre, vestiti di arancione con in mano i loro libri, si crea un’atmosfera mistica di altri tempi! Andiamo quindi all’aeroporto di Heho per prendere l’aereo per Bagan. Prendiamo il volo 6T 501 della Air Mandalay delle 15,30 ed arriviamo a Bagan alle 17,30. Andiamo subito con il taxi a vedere il tramonto su una pagoda a gradinata nella zona archeologica di Bagan. Lo spettacolo da qui in cima alla pagoda è meraviglioso, il tramonto ci lascia senza fiato e, mi spiace ribadirlo, non ci sarà foto che renda lo splendore di questa luce!!! Andiamo quindi nel nostro albergo, Amazing Resort HTL, che è molto bello, ma purtroppo fuori dal centro di Bagan, per cui dopo cena andiamo a letto anche se mi sarebbe piaciuto fare una passeggiata per il centro. Comunque la camera è molto confortevole e il sonno assicurato.
20 gennaio
Sveglia alle 6,30 e dopo una colazione gelata dato che (non si sa il perché) all’alba ci fanno fare la colazione all’aperto nel giardino dell’albergo (ci saranno 10°!!), alle 8,30 ci troviamo con Zaw per andare a visitare il Nyaung U Marcket, molto carino, e qui comperiamo un sacco di regalini e di camicettine birmane sia per me che per Pasquale. Andiamo quindi a visitare la Shwezigon Paya (sempre nella zona di Nyaung U). Questo sito religioso è il più importante della zona, è molto visitato ed e composto da varie stupe ed il principale zedi, che sorge sulla sommità di tre terrazze degradanti, è bellissimo ed è splendidamente dorato, con la base è decorata da pannelli smaltati. Qui incontriamo un gruppo di ciclisti italiani che visitano la Birmania in bicicletta, perfettamente organizzati con al seguito un furgone fornito di cibarie e vino italiano!!! Andiamo a visitare il Wetkyi-in-Gubyaukgyi costruito nel XIII secolo con guglia di stile indiano, il cui interno è arricchito da pregevoli affreschi raffiguranti scene tratte dalle jataka (storie di vita passate di Buddha). Poi successivamente ci rechiamo a visitare il Htilominlo Pahto, imponente edificio a terrazze nel cui interno si possono osservare 4 statue di Buddha, sempre che i venditori ambulanti che si accalcano dappertutto non ti stressino troppo per cui non vedi l’ora di andartene!! andiamo quindi all’Ananda Pahto, bellissimo, il mio preferito!! Anche qui bisogna sgomitare attraverso i venditori ambulanti, ma ne vale la pena. Il suo pinnacolo dorato alto 52 mt si scorge in lontananza. Questo edificio è stato costruito attorno al 1100 ed è un capolavoro, i varchi di accesso conferiscono all’edificio la forma di una croce greca perfetta!! Le grandi porte in teck sono scolpite ed il quadrato centrale che misura 53 mt per lato contiene 4 statue di Buddha alte quasi 10 mt.
Facciamo una sosta ed andiamo a pranzo al Sunset Garden Restaurant (River Side Bagan), bellissimo ristorante situato sul fiume Ayeyarwady. Atmosfera molto rilassante, mangiamo cucina cinese ed alla fine incontriamo una famiglia di Lecco composta da una nonnina di 90 anni, marito e moglie con un figlio disabile su sedia a rotelle, che ha deciso di trascorrere un mese in Birmania. L’anno scorso hanno trascorso un mese in India!!!!! Che fenomeni!!
Andiamo poi a visitare il Nan Paya rivestita all’interno con blocchi di arenaria scolpiti, poi visitiamo il Manuha Paya contenente tre Buddha seduti ed uno enorme disteso.
Questo sito è straordinario, ed ha conquistato nel mio cuore il numero uno della top ten birmana!! Torniamo in albergo abbastanza in fretta perché ci dobbiamo trovare alle 19,30 per la cena con marionette. Unica nota rimarchevole di questa cena è che la bottiglia di vino rosso ci è costata 25 dollari!! Alle 10 andiamo a letto eccitatissimi perché domani mattina c’è la mongolfiera!!!!
21 gennaio
Ci svegliamo alle 5,30 perché alle 6 ci vengono a prendere per la gita in mongolfiera che ci ha prenotato la guida e costa Usd 265 per passeggero. Il pulmino dell’organizzazione inglese “Balloons over Bagan” è tutto in legno ed i finestrini sono senza vetri.. Il freddo qui dentro è polare e per fortuna siamo molto vestiti. Al campo base, mentre gli equipaggi provvedono all’alimentazione delle 4 mongolfiere (di colore rosso) con aria calda, facciamo uno spuntino con tè, caffè e biscottini inglesi. I piloti sono anche loro inglesi e l’organizzazione è perfetta. Formano quattro squadre da 12 e quindi ci fanno salire dentro il cesto, che fatica !! Partiamo dolcemente e dall’altezza di circa 180 mt, lo spettacolo della piana di Bagan è fantastico!! Sorvoliamo silenziosamente su questo sito di circa 42 km, pieno di stupe, e mentre la foschia mattutina si disperde, con il sole che si alza, i templi si colorano di tonalità calde e le sfumature che vanno dall’ocra al rosso sono una gioia per gli occhi!! Butterei volentieri giù Pasquale che mi disturba con la macchina fotografica, qui bisogna solo stare in silenzio e godere dello spettacolo. Purtroppo il volo dura solo 45 minuti ed io non sarei voluta scendere mai, comunque dopo un atterraggio perfetto, l’equipaggio ci accoglie con frutta, croissant freschissimi e champagne di ottima qualità. Che goduria!!! Torniamo all’albergo e alle 9,15, con Zaw che ci aspetta, continuiamo la visita di questa straordinaria Bagan. Visitiamo la pianura meridionale, cominciando con Tayok Pye Paya, il Nandamannya Pahto, piccolo tempio famoso per l’affresco “la tentazione di Mara” (modestamente!!) ed il Thambula Pahto che contiene affreschi anche sui soffitti. Visitiamo quindi un villaggio pwasaw, abbastanza povero ma ordinato con distese di giuggiole stese al sole per fare la marmellata. Pranziamo in un ristorante cinese non degno di nota e quindi andiamo in albergo per fare la doccia perché dobbiamo prendere l’aereo per tornare a Yangon. Prendiamo il volo Air Mandalay 6T-502 delle 17,30 ed arriviamo al nostro solito albergo (il Kandawgyi Palace) alle 19. Prendiamo possesso della camera e ci prepariamo in fretta perché alle 20 ci viene a prendere la guida per andare a cena in un bellissimo ristorante francese “Le Planteur” e qui passiamo una serata rilassante, bevendo e mangiando benissimo. Con questa guida ci si sente a proprio agio e si chiacchera in libertà come fossimo vecchi amici. Finalmente alle 22 torniamo in albergo, è stata una bellissima ma lunga giornata.
22 gennaio
Oggi è l’ultimo giorno ed abbiamo prenotato con Zaw una gita in barca fino a Twante, famosa per la lavorazione della ceramica.. Purtroppo la bella barca di legno, che pensavamo avere prenotato, è piena e ci dirottano su una barchetta fatiscente che non ci piace per niente. Dopo due ore di viaggio su questo catorcio, arriviamo a Twante, località molto povera, che stenta a riprendersi dopo che è stata praticamente distrutta dal ciclone Nargis del 2008. Ritorniamo quindi a Yangon abbastanza incavolati, perché praticamente abbiamo passato quattro ore di navigazione su una barchetta traballante senza vedere niente di interessante e, tra l’altro, digiuni!! Torniamo in albergo a ritirare i bagagli, baci e abbracci con la nostra amica guida, molto dispiaciuta per la gita di questa mattina, ed accompagnati da Zaw andiamo all’aeroporto per prendere il nostro volo Thai Airways. Salutiamo Zaw e ci apprestiamo al check in con la mente già rivolta a Bologna, alle preoccupazioni di sempre.