MAROCCO DEL NORD
Periodo : marzo 2014
Durata : una settimana
Tipologia : fai da te
ITINERARIO
RABAT – CHEFCHAOUEN – TETOUAN – TANGERI – RABAT – CASABLANCA
Nel nord del Marocco i turisti sono pochissimi a marzo, i procacciatori d’affari sono ridotti ai minimi termini se non inesistenti, con i mezzi locali si raggiungono facilmente le mete del viaggio. Vi si respira l’autentica atmosfera marocchina, quella ancora non artefatta per il turismo di massa. E’ possibile curiosare e fare simpatiche conoscenze con gli affabili artigiani al lavoro. Fa solo freddo ma basta essere coperti. Ecco il diario del viaggio e le informazioni utili.
In circa due ore di treno arriviamo da Casablanca a RABAT. Per raggiungere il DAR AIDA conviene prendere un Petit Taxi e farsi lasciare davanti alla porta BAB CHELLAH. Il Riad è carinissimo, con il suo tipico patio ricco di zellij che decorano pavimento e colonne e le porte dipinte con motivi a ricamo. La nostra camera twin ha il bagno in camera ed i letti comodi. Facciamo colazione con due simpaticissimi ragazzi che viaggiano soli, uno è malese e l’altro polacco, ma dobbiamo subito separarci, abbiamo programmi diversi!
La KASBAH di RABAT ci offre un primo assaggio degli intonaci blu che ci aspettano a Chefchaouen. La giriamo tutta indisturbate; qualche ragazza propone di farci l’henné sulle mani ma senza insistenza. L’unico bagno disponibile è al CAFE’ MAURE dove è piacevole sorseggiare un bollente tè alla menta contemplando l’estuario del fiume da una delle terrazze. Rua des Consuls, nella MEDINA di Rabat, si è animata: le botteghe hanno aperto le belle porte robuste, tutte simili e ordinate. Osserviamo i pellettieri al lavoro, i vecchi manichini nelle vetrine, entriamo nei negozi, ci mettiamo a parlare con un gentile signore che ci mostra i suoi disegni, quei motivi che arricchiscono mobili, porte, abiti, compriamo del torrone da un ambulante dopo che ce ne ha fatto assaggiare diversi tipi. I venditori si limitano al loro mestiere, non c’importuna nessuno. Andiamo alla Gare Routière, unico luogo che pullula di ragazzi che ti assalgono gridando varie destinazioni cercando di capire dove sei diretto. Basta dirgli che hai già il biglietto e perdono subito interesse. Ma non è la stazione giusta. Trovata la Gare CTM, i nostri zaini vengono pesati, etichettati e ritirati per essere caricati sul bus. Una signora ci terrorizza raccomandandoci di non lasciarci dentro del denaro perché rubano tagliando le borse. Perfetto! Ora saremo paranoiche fino a destinazione, certamente non per i soldi né per quelle poche magliette e mutande che abbiamo, quanto per i caricabatterie delle nostre macchine fotografiche! Incrociamo le dita e pranziamo con un barattolo di Pringles. Nei nostri splendidi posti numero uno e due si sono già piazzate due tipe. Prego sloggiare, grazie. Replicano ma mostro loro i biglietti numerati. Così, sedute alle spalle dell’autista, possiamo goderci la sua guida sportiva ed il pelo che fa ad ogni veicolo che viene in senso contrario!
Attraversando una zona talmente verde che a fatica si può credere di essere in Marocco, osservo piante di ulivo grandi come querce, fichi d’india, donne piegate nei campi impegnate a strappare erbe, uomini che pascolano pecore e vacche in compagnia dei loro asini. Sostiamo mezz’ora a Ouazzane e arriviamo a CHEFCHAOUEN (si pronuncia semplicemente Chauàn) che è già buio. Il cancello della Gare Routière viene chiuso dopo l’arrivo del nostro bus, è l’ultimo del giorno. Gli altri passeggeri si disperdono in tre balletti. In mezzo alla strada deserta restiamo solo noi due ed una giovane coppia americana. Ci aspettavamo la presenza di qualche taxi ma non essendocene neanche l’ombra ci incamminiamo verso la Medina. Un po’ più su ne blocchiamo un paio per le rispettive destinazioni ed entriamo in modalità lingua spagnola.
L’HOTEL MOLINO appare spartano ma caratteristico, soprattutto colorato. Molliamo velocemente i bagagli nella nostra bella cameretta che si affaccia sul giardino e andiamo a cercare un posto per cenare. Un vicolo tira l’altro e ci ritroviamo nella piazza UTA EL-HAMMAM, dominata dalle mura rossicce della Kasbah, sulla quale si affacciano numerosi ristoranti. Uno dei tanti acchiappa-turisti ci declina il menù del suo ristorante invitandoci a sederci. Non ci attira particolarmente ma a tavola sono seduti i due americani e si stanno sbracciando per salutarci! Ci pare scortese andare via perciò ci uniamo a loro ordinando insalata marocchina, couscous con pollo e verdure, tè alla menta. Il cibo è inespressivo e fa un freddo birbone ma la compagnia di Molly e Dennis è proprio divertente. Io e Cecilia ci esibiamo in una serie di gags culminanti con una delle mie proverbiali gaffes quando, rispondendo a proposito di accenti e dialetti italiani evidenzio che ce ne sono alcuni, tipo quello veneto, davvero lagnosi. Di rimando Molly e Dennis chiedono di dove siamo, io vengo dalla Toscana, Cecilia dal Veneto!! Lei, serafica, commenta di non aver mai realizzato che ogni volta che apre bocca mi fa venire l’orchite! Ridiamo tutti di gusto fino a farci venire mal di pancia. La cena costa 50 DH a testa, incluso il dessert (fette di arancia con una spruzzata di cannella).
Il canto del muezzin, fortissimo, ci sveglia alle cinque ma ci riaddormentiamo. Scendiamo a fare colazione ma non c’è nessuno. Credevamo che fosse inclusa, invece è solo su ordinazione e va detto la sera prima. La bella giornata fa risplendere tutte le tonalità del colore dei muri di CHEFCHAOUEN: il blu. La pasticceria in cima alla scalinata è ancora chiusa, per andare sul sicuro scendiamo in piazza dove scegliamo una bar a caso che, per gli stessi 25 DH a testa, offre caffè, succo d’arancia, tre fette di pane arrostito, burro marmellata e formaggio fresco. Scendiamo verso la porta BAB SUK dove una marea di donne è seduta per terra ai lati delle strade per vendere le verdure del proprio orto: radicchi di campo, bietole crude e già cotte, patate rosse, rape, olive, olio d’oliva e latte nelle bottiglie di plastica, burro sfuso nelle ciotole, peperoni, pomodori, agli, cipolle, limoni, uova, prezzemolo, menta. Un’apoteosi di profumi e colori. Le contadine sono riconoscibili dal tipico costume: un telo di cotone a larghe righe bianche e rosse legato in vita che copre le gambe, un asciugamano come coprispalle, il cappello di paglia con delle nappole colorate di lana. Non vogliono essere fotografate ma Cecilia, da vera fotoreporter, riesce a catturarne l’immagine mentre io mi perdo con loro in chiacchiere, benché ognuna parli la propria lingua. Potete vedere i suoi scatti su www.ceciliacolussi.com. Tornando indietro veniamo attratte dalle vetrine di un negozio che espone scatole di pasta Barilla. Si tratta di un piccolo ristorante italiano e ne approfittiamo per farci fare un buon caffè. Incrociamo i due ragazzi americani e nasce spontaneo darsi appuntamento per cenare nuovamente assieme, magari in posto migliore! Proseguendo entriamo nella Galleria di Mohsine Ngadi, un giovane pittore che ha un simpaticissimo cane di piccola taglia che sta sempre sulla soglia della Galleria. Parlando, scopriamo che organizza corsi di cucina (costo 40 DH, occorre prendere accordi al più tardi al mattino per la sera o meglio il giorno prima) e quando ci propone di pranzare da lui non ce lo facciamo dire due volte. D’estate dev’essere fantastico godere della frescura della Galleria ma ora fa un po’ freddo. Ci riscaldiamo con le zuppe, davvero eccellenti, una di lenticchie e l’altra di fagioli, seguite da un buon couscous. Riprendiamo la nostra peregrinazione visitando la piccola Kasbah poi giriamo in lungo e in largo fino a tornare in albergo dove, come due bischere, riusciamo a chiuderci in camera senza possibilità di uscire perché le chiavi sono rimaste infilate fuori dalla porta. Con il chiavistello ci siamo imprigionate. La nostra prima reazione, oltre a ridere, è di chiamare qualcuno ma chi? Come al solito in Hotel sembra non esserci nessuno. Aprendo la finestra scorgiamo un uomo che sta provvidenzialmente innaffiando il giardino. In varie lingue gli vociamo che ci siamo chiuse dentro ma, ovviamente, non parla altro che l’arabo, altrimenti era troppo facile! Gesticolando, mentre siamo scosse dalle risa e rischiamo così la credibilità della tragedia, riusciamo a fargli capire il problema e lui solerte corre ad avvertire qualcuno che viene a liberarci. Mica per niente ma dobbiamo onorare l’impegno preso con i nostri amici americani! Li troviamo in piazza col naso all’insù, alla ricerca di un bar con terrazza per bere qualcosa. Mentre sorseggiamo tè e spremute gli mostriamo le foto scattate fin’ora e ne restano molto impressionati. Dobbiamo scegliere dove andare a cena. L’idea sarebbe di prendere un taxi per andare nel miglior ristorante della città che però dista 10 km. Per andata e ritorno ci chiedono 150 DH, che non sarebbe una cifra esorbitante divisa in quattro, ma intuiamo che loro vogliono restare nei paraggi e risparmiare. Ripieghiamo allora sul Ristorante ASSAADA che sulla guida è descritto come affidabile ed economico. Effettivamente vi si mangia bene, però essendo tardi (20.30) hanno già finito il pesce e la pastilla (una sorta di involtino di pasta finissima, rotondo, con pesce o carne). Spendiamo 45 DH a testa. La serata è allegra tanto quanto la precedente, raccontiamo loro della galleria che organizza i corsi di cucina e di esserci chiuse in camera, magari dovremmo imparare la parola aiuto in arabo! La serata termina con saluti calorosi e l’augurio di rivederci nel Michigan o in Italia. Stanchissime torniamo in albergo facendo attenzione questa volta a ritirare la chiave dalla porta.
Iniziamo la giornata facendo una scarpinata fuori pista, attraversando cimiteri sparsi lungo le pendici della collina, fino alla MOSCHEA SPAGNOLA per ammirare il bel panorama di Chefchaouen. Rientriamo seguendo un sentiero più normale ed andiamo a crogiolarci al sole nel giardino dell’Hotel Molino dove abbiamo ordinato la colazione. Sarà la location, il calduccio del sole, l’atteggiamento sornione dei gatti, ma quest’angolo di pace è una vera delizia e la colazione, davvero ottima, è una delle migliori della vacanza. Scendiamo alla Gare Routière, compriamo il biglietto del bus e attendiamo serene l’orario di partenza per TETOUAN. Anche a Tetouan la Gare Routière CTM è da un’altra parte rispetto a quella principale. Con un Petit Taxi raggiungiamo Place Hassan II. Da qui dobbiamo proseguire a piedi. Un uomo ci si appiccica intuendo che stiamo cercando l’alloggio e a nulla serve cercare di schiodarselo. Vorrà dire che, non avendogli chiesto niente, niente potrà chiedere a noi. Così è: arrivate al RIAD DALIA attende cinque minuti poi se ne va salutando comprendendo che non avrà alcuna mancia. Il Riad è in un grande palazzo riccamente decorato, al tempo niente popò di meno che del console olandese. Nell’attesa che vengano trascritti i nostri dati ci fanno accomodare in un salotto offrendoci un tè alla menta. La nostra cameretta è all’ultimo piano. Mi ricorda la casa della nonna, con i letti diversi e i mobili vecchi. Il bagno è sul pianerottolo ed è tutto per noi. D’altronde ci siamo solo noi, e non solo in questo Riad, in tutta Tetouan! L’uomo che ci ha condotto al Riad mi ha innervosita. Mohammed, il giovane proprietario del Riad, leggendomi nel pensiero, propone il supporto di una guida per girare tranquille. Benissimo, così ci staranno alla larga. Jamal parla spagnolo ed è una guida ufficiale. Per un paio d’ore prende 100 DH (sono 9,00 Euro). Ci conduce nella Medina, nel ghetto ebraico, dagli artigiani, nei negozi degli amici (profumi, tappeti, vasellame) e nella conceria. Siamo particolarmente attratte dai venditori di pane fresco e dolciumi, presenti ad ogni angolo di strada con i loro barrocci. Tutto sommato potevamo farne anche a meno, nella Medina non ci sono avventori, a quanto pare sono appostati fuori. Tetouan è stata dichiarata Patrimonio dell’Unesco perciò si trovano targhe esplicative davanti ai Palazzi più importanti. Peccato che non se ne possa visitare neppure uno. Rientrate al Riad decidiamo di fare due passi da sole fuori dalla Medina. Mohammed ci accompagna fino alla Porta, dandoci dei riferimenti, poi ci invita a tornare al Riad per vedere se siamo capaci di ritrovare la strada! Ripercorriamo a ritroso il percorso gridando i riferimenti mentre la gente ci osserva incuriosita: viale coperto! gioiellerie! piazzetta! venditore di incensi! stivali gialli! (in mostra fuori da un negozio, impossibile non farci caso) juzgado! (il tribunale) moschea! stazione di Polizia! RIAD DALIAAAAA! Mohammed si complimenta con noi per aver ritrovato il Riad e noi con lui per la simpatica idea. La nostra missione fuori dalla Medina, oltre dare un’occhiata alla zona nuova spagnola della città dallo stile art decó, è cercare un papabile ristorante per cenare. Facciamo merenda in un grande bar con piccole pastilla di pesce e rotolini di sfoglia ripieni di riso. Scendiamo lungo Rue Mohammed V e troviamo il decantato Restaurant Restiga, ma non ci convince per niente, né per il menù né per i tavoli in cortile. Fa freddoooooo!
Ma se ce ne restassimo belle tranquille a cena al Riad… Non potevamo scegliere meglio. La cena è magnifica, la sala è riscaldata da una stufa a gas, ed essendo le uniche ospiti ci sembra di essere signore di altri tempi in questo palazzo da sogno. Iniziamo con l’Harira (tipica zuppa) e proseguiamo con la Tajine di pesce più buona che abbiamo mai assaggiato terminando con tè e dolcetti. Siamo proprio soddisfatte.
Per andare a TANGERI con CTM bisognerebbe aspettare l’unico bus che parte alle tre del pomeriggio. Chiediamo quanto prende un Grand Taxi (ci vogliono 200 DH) ma lo stesso uomo che ci si è attaccato all’arrivo si impiccia contrattando a 300 con un tassista che gli mette dei soldi in mano, facendoci segno di salire. Giriamo i tacchi e andiamo alla Gare Routière dove chiediamo quale bus parte prima. Con 15 DH a testa saliamo su quello della compagnia ASFAR OUCHEN Rachid appena più vecchio dei bus CTM ma ok. Arrivate a TANGERI prendiamo un taxi fino al DAR OMAR KHAYAM che dall’esterno, in mezzo a palazzoni moderni, si distingue. La nostra camera è confortevole. Usciamo subito e costeggiando il mare entriamo nella Kasbah. L’Hotel CONTINENTAL è famoso per essere di lusso, per aver ospitato grandi personaggi, nonché per le riprese del film “Il tè nel deserto” di Bertolucci. Ci affacciamo alla sontuosa sala da pranzo, effettivamente è stupenda. Sui muri della Kasbah ci sono delle targhe di diverso colore corrispondenti ai percorsi segnati sui cartelloni con la pianta della città. Un uomo comincia a farci strada indicandoci questo e quello. Spazientite, gli diciamo cortesemente che vogliamo girare da sole. Prova replicare un paio di volte, non vuole niente, lui è di Tangeri, bla bla. Grazie, vogliamo stare sole, punto. Si allontana. Tangeri ha i muri cadenti, le case sono brutte, anche la gente è diversa. Quando i negozi iniziano ad aprire i battenti va già meglio. Segnalo il negozio BLEU DE FES www.bleudefes.com, stupendo per l’architettura, le porte e le maioliche che ne decorano gli interni, dove il gentilissimo proprietario mostra, anche solo per il semplice gusto di farlo, i suoi magnifici tappeti, tra cui il BENI WARAYAN berbero naturale (colore bianco lana e nero). Per il momento Tangeri non sembra all’altezza delle nostre aspettative…. quando abbiamo un vero colpo di fortuna. Ci imbattiamo in quella che la gente che accorre dice essere una festa di matrimonio. Ma gli sposi dove sono? Il suono della musica gnaoua si avvicina e noi ci buttiamo in mezzo ad una folla acclamante che segue un percorso accompagnando una vacca coperta da un drappo di stoffa sgargiante. Cecilia innesta il teleobiettivo e, per immortalare festa e festanti, si arrampica dove può. Io sto attenta a non perderla d’occhio e scatto con la mia compatta, quel che verrà verrà. Il ritmo della musica incalza con sonagli, tamburi e canti. La gente aumenta. La vacca viene condotta lungo le strette vie della Medina fino ad una piccola piazza dove viene fatta sdraiare e viene ammazzata. Il sangue sgorga dalla sua gola inondando la strada e i ragazzi più giovani che, invalvolati dalla musica ora assordante, si bagnano le mani di sangue tingendosi viso e collo di rosso. La musica continua, la gente urla e balla, la vacca intanto viene sventrata da esperti macellai. Foto foto foto e tanta felicità per esserci imbattute in questa festa popolare pazzesca.
La Terrasse des Paresseux, le Gallerie d’arte… no via, la parte nuova di Tangeri non ci garba.. meglio andare a cena e poi a dormire. Abbiamo scelto il ristorante POPULAIRE SAVEUR DE POISSON che Lonely Planet, correttamente, descrive come “vera e propria esperienza gastronomica” e noi possiamo confermarlo. Qui non c’è un menù, non si sceglie cosa mangiare, neppure cosa bere. L’apparecchiatura è semplice, tovaglie di carta gialla (quella da macellaio) e posate di legno. Nell’accogliente ambiente tipo taverna, l’oste serve le abbondanti pietanze verificando il livello di gradimento ad ogni portata, affiancato da un simpaticissimo vecchio che gira continuamente tra i tavoli esclamando “Uakhaaaa…”. Olive buonissime, una salsa piccante, frutta secca e differenti tipi di pane caldo per iniziare, Uakhaaaa… Zuppa di pesce delicatissima, bocconcini di pesce con erbette, spiedini di Mosè e due tranci di un altro pesce, buonissimo e fritto stupendamente, sono il clou della cena, Uakhaaaa… Da una caraffa ci viene continuamente versato nel bicchiere un succo violaceo fatto con fichi, carrube e non so cos’altro. E’ amarognolo, affumicato e fresco, un nettare! Uakhaaaa… Per finire due dolci: un misto di frutta secca col miele, fragole e lamponi con pinoli e miele amaro. Per digerire viene servito un tè alle erbe amarissimo. Come si dice a Firenze io qui “ci farei la buca!” Uakhaaa…
Che facciamo oggi? Un giro fuori città per vedere le colonne d’Ercole? Visitiamo il villaggio di Asilah? No.. non abbiamo ancora visto la TANGERI che ci immaginavamo, dai scopriamola! Iniziamo dal PORTO, con le sue banchine, i pescherecci ormeggiati, i gatti sdraiati al sole; è già tardi per vedere lo scarico del pescato, i marinai stanno riavvolgendo le reti. Nel piazzale attiguo al porto si vende pesce al dettaglio. Ci sono alcuni ristorantini ma non ci pare il posto più sicuro per venirci a cena stasera col buio. Il MERCATO ALIMENTARE, oltre il Grand Socco, è spettacolare. Nel grande padiglione del pesce si vendono montagne di gamberi, totani, pesci di tutti i tipi e dimensioni. Più avanti ci sono i macellai, i civaioli, botteghe con verdure, olive, formaggi e spezie. In un grande edificio giallo vicino al mercato c’è l’Associazione DARNA, dove le donne in difficoltà posso apprendere la tessitura al telaio, a cucire, dipingere e cucinare. E’ aperto dalle 10,30 alle 14,30 e vi si può pranzare. Ne approfittiamo anche con l’intento di dare un contributo. Il pasto ha un costo fisso di 60 DH e varia ogni giorno. Bevande e dolci sono a parte. Ci servono un’ottima zuppa di fagioli e una modesta fettina di carne con legumi. I dolci sono buonissimi, soprattutto la torta al limone. Poco più in là c’è la Chiesa Anglicana di ST ANDREWS. Con il suo giardino cimiteriale può rappresentare un valido rifugio dalla calca e dalla calura (non è il nostro caso). Nella chiesa è scolpito un Padre Nostro unico al mondo: in arabo! Su un cavalletto è posto il poster di un dipinto di Matisse che dalla finestra dell’HOTEL VILLE DE FRANCE dipinse il paesaggio ritraendo anche la Chiesa. Il giovane custode si profonde in spiegazioni informandoci, alla fine, che vive delle offerte dei visitatori; servono anche al mantenimento del giardino e della Chiesa. Risaliamo una lunga strada fino al Palais des Institutions Italiennes, sede del Vice Consolato Italiano che ha chiuso proprio i primi di marzo. Di aperto c’è solo il Ristorante CASA D’ITALIA “TANGER”, un elegante Club che offre un menù italiano ricco e variegato. C’è anche il forno a legna per la pizza. Lo segnalo per coloro che desiderano un’oasi italiana a Tangeri (ma a prezzi italiani). La LEGATION D’AMERIQUE è un museo ricco di fascino, da visitare. Questo fu il primo edificio di proprietà americana costruito all’estero e nelle sale del bellissimo palazzo sono esposte molte cose interessanti, soprattutto nell’ala dedicata a Paul Bowles. La nostra tappa successiva è la FONDATION LORIN, situata in un’ex Sinagoga; il locale è grande e spoglio ma le numerose foto del passato sono evocative e riescono a far correre l’immaginazione. Ci fermiamo a bere una spremuta nella Piazza del Petit Socco, completamente priva dell’antica atmosfera ripresa nelle foto, per osservare il via vai, così diverso ora da allora. Per cena andiamo alla CASA D’ESPANA con l’idea di mangiare paella e bere una birra, ma oltre a costare parecchio siamo poco affamate. Ripieghiamo su una buona frittura di pesce bevendo una birra Flag Spécial.
Per andare a RABAT ci sono treni ogni mezz’ora. Alla stazione facciamo il biglietto per RABAT VILLE. All’arrivo prendiamo un Petit Taxi (10 DH) fino al piazzale dove c’è la Kasbah e scendiamo da via dei Consuls. Compriamo dei buonissimi dolcetti friabili (si chiamano SABLÉ) ed un chilo di fragole profumatissime. Troviamo velocemente il DAR ALIA (i nomi si assomigliano). Questo riad è il “fratello maggiore” del Dar Aida (dove abbiamo dormito all’arrivo) ed più grande e lussuoso. La nostra camera è davvero graziosa. Gentilmente ci lavano le fragole mettendole dentro una grossa ciotola che portiamo sul tetto dove c’è una bella terrazza. E’ il nostro pranzo e lo consumiamo godendoci il tepore del sole. Usciamo per fare un giro spensierato nella Medina. Accanto alle quattro fontane notiamo i bagni pubblici che ancora oggi sono usati dalle famiglie che non hanno il bagno in casa. In fondo ad una stradina c’è un Riad abbandonato e fatiscente ma la struttura è ancora bella. Prima o poi qualcuno con i soldi ne farà di sicuro un hotel de charme. Ceniamo al RESTAURANT DAR ZAKI, probabilmente uno dei più belli nella Medina; ben indicato e facile da trovare propone una cucina tradizionale espressa. Ottime le Boulettes de Kefta (polpettine di carne cotte dentro una tajine).
Colazione e partenza per Casablanca. In taxi raggiungiamo la stazione dei treni. Ne prendiamo uno diretto a CASA PORT dove ci aspetta un mio collega di lavoro, Khalid, che ci spupazza tutto il giorno in giro per Casablanca. Visitiamo l’imponente MOSCHEA HASSAN II, la terza al mondo per grandezza, facciamo shopping nella Medina, mangiamo una frittura di pesce in un ristorante gettonatissimo dai locali ed infine raggiungiamo il GITE NADIA e la sua tranquillità, perfetta per ricomporre il bagaglio e prepararsi a tornare a casa.
Ed ora tutte le info utili:
CAMBIO EURO – MAD (Dirham del Marocco) 1 = 11 DH (all’epoca del viaggio)- Gli ATM per prelevare sono presenti ovunque, noi abbiamo portato i “contanti contati” sulla base del budget stimato e abbiamo cambiato in aeroporto; si può pagare i pernottamenti con la carta di credito.
CLIMA A marzo fa freddo! Un pile ed un piumino leggero sono fondamentali! Di giorno si sta bene ma comunque occorre essere coperti. Giusto a Casablanca si sta in camicia, ma solo di giorno.
LINGUA Arabo, ovviamente. A Casablanca e Rabat si parla Francese, a Chefchaouen, Tetouane e Tangeri si parla lo Spagnolo.
VOLO Non avendo trovato un low cost su Rabat, ho preso Easyjet da Malpensa su Casablanca.
TRASFERIMENTI LOCALI
In tutte le città ci sono i PETIT TAXI e i GRAND TAXI – i Petit Taxi sono autorizzati a circolare solo in città, hanno il tassametro e sono economici; i Grand Taxi (è scritto sulla portiera) possono percorrere tragitti fuori città e le tariffe sono riportate alla fermata dei Taxi.
DA CASALANCA A RABAT IN TRENO: per vedere gli orari www.oncf.ma; biglietto acquistabile presso la biglietteria oppure alle macchinette; costo dall’aeroporto Mohammed V a Rabat Ville 75 DH (circa 7 Euro); si cambia ad AIN SEBAA oppure a CASA VOYAGEURS; a Rabat ci sono due stazioni AGDAL e RABAT VILLE, quella più vicina alla Medina è Rabat Ville.
DA RABAT A CHEFCHAOUEN IN BUS: abbiamo preso quello della CTM che è considerata la migliore compagnia di autobus, sito per vedere gli orari www.ctm.ma, costo del biglietto 85 DH; ci sono comunque diverse altre compagnie, tutto sommato conviene andare alla stazione e prendere il bus di quella che parte prima; i biglietti si acquistano presso la GARE ROUTIERE principale ma la stazione dei bus CTM è da un’altra parte, per trovare quella di Rabat conviene andarci con un taxi (costa davvero poco) specificando GARE ROUTIERE CTM.
DA CHEFCHAOUEN A TETOUAN IN BUS: sempre con CTM, costo del biglietto 25 DH; la Gare Routière di Chefchaouen è unica per tutte le compagnie di autobus e si trova a sud della città.
DA TETOUAN A TANGERI IN BUS: abbiamo scelto una compagnia qualsiasi, la ASFAR OUCHEN Rachid, costo del biglietto 15 DH.
DA TANGERI A RABAT IN TRENO: costo del biglietto 95 DH.
DA RABAT A CASABLANCA IN TRENO: per andare all’aeroporto si spendono i soliti 75 DH cambiando ad Ain Sebaa; la stazione di Casablanca più comoda per andare al Gite Nadia è CASA PORT; costo del biglietto del treno diretto 35 DH.
PERNOTTAMENTI
Per prenotare gli alloggi abbiamo utilizzato BOOKING e HOSTELWORD, prediligendo DAR e RIAD situati nelle Medine per godere dell’atmosfera tradizionale delle residenze cittadine.
A CASABLANCA: GITE NADIA di Mohamed DIOURY www.gitenadia.com / gitenadia@gmail.com – ottima sistemazione fuori Casablanca, ideale per rilassarsi all’arrivo o prima di partire, fuori dal caos cittadino e sulla strada diretta all’aeroporto brevemente raggiungibile senza transitare per la città (servizio di pickup su richiesta); il Gite Nadia dispone di 12 camere graziose e curatissime, ristorante, piscina, minigolf, petanque, tennis, hammam; ottimo rapporto qualità prezzo; niente è lasciato al caso dagli accoglienti Sig.ri Dioury; ho gradito moltissimo trovare una bottiglia d’acqua minerale in camera come pure fare colazione con le marmellate fatte in casa.
A RABAT: DAR AIDA www.dar-aida.com / daraida@gmail.com e DAR ALIA www.rabat-medina.com / riad.dar.alia@gmail.com; della stessa proprietà si trovano nel cuore della Medina e sono splendidi; il DAR AIDA è più piccolo, il DAR ALIA oltre ad avere un numero maggiore di camere è di livello superiore; entrambi sono un’ottima scelta per godere appieno dell’atmosfera della tipica residenza marocchina; pulizia, servizio impeccabile e cortesia.
A CHEFCHAOUEN: HOTEL MOLINO chris-ibz@hotmail.com; situato nella zona sudest della città è un piccolo Hotel molto caratteristico; ci è piaciuto per la serenità che vi si respira e per la meravigliosa colazione in giardino, non inclusa ma costa solo 25 DH, come nei bar del paese ma questa è migliore, abbondante e di qualità). Se siete delicati d’orecchio munitevi di tappi perché la Moschea è proprio vicina, per contro in camera non batterete i denti perché c’è il termosifone elettrico. Abbiamo visitato l’HOTEL CASA MIGUEL, più in centro, un Dar molto bello, di livello superiore finemente ristrutturato; merita una considerazione www.hotelcasamiguel.com.
A TETOUAN: HOTEL RIAD DALIA www.riad-dalia.com / contactdalia@googlemail.com; l’ex residenza del console olandese ha mantenuto tutto il fascino originale e, al contrario di ciò che è scritto sulla Lonely Planet, non ha alcun bisogno di ristrutturazione; il Riad è proprio nel cuore della medina, vicino alla stazione di Polizia; è grande e affascinante, le camere sono di diverso tipo, si va dalla suite alla cameretta a due letti con bagno in comune immacolato. Due cose meravigliose che ci hanno colpito: la stufa in camera e nella sala ristorante!!! e l’idea del proprietario di portarci fuori dalla Medina in un groviglio di vicoli dandoci dei riferimenti per poi vedere se si è capaci di tornare indietro da soli!! Eccezionale, non mi era mai successo. Infine, e anche questo è assolutamente degno di nota, nel ristorante si cena divinamente.
A TANGERI: DAR OMAR KHAYAM www.daromarkhayam.com / nabil_araissi@yahoo.fr; sistemazione standard ma funzionale con un’ampia veranda sul retro, sicuramente molto apprezzabile in estate; situato nella zona sudest di Tangeri vicino al mare; distante circa 3 km dalla Gare Routière e 2 dalla Stazione dei treni; a piedi si raggiunge il porto e la Medina.
RISTORANTI
Per una volta, mangiare in Marocco è stato un vero piacere, con la possibilità di assaggiare cose diverse dalla solita Tajine di pollo e dall’onnipresente couscous. A Chefchaouen e Tetouan gli ingredienti sono a km zero perché ogni giorno le donne di campagna portano i loro prodotti: verdure, uova, olive, olio d’oliva, latte, burro e formaggio freschi. Al porto e al mercato di Tangeri abbiamo constatato con i nostri occhi che il pesce è fresco e abbondante.
Questi sono i Ristoranti veramente da non perdere, gli altri sono citati nel diario.
A TETOUAN: RESTAURANTE RIAD DALIA (quello del Riad dove abbiamo dormito) che oltre ad essere bello (e riscaldato!!!) propone una cucina tipica strepitosa. Noi abbiamo cenato con una Tajine di pesce; il pesce viene cucinato in una antica Tajine, diversa da quelle “moderne” (smaltate), che cuoce in maniera differente ed esalta il sapore.
A TANGERI: POPULAIRE SAVEUR DE POISSON, un locale indescrivibile, che oltre all’atmosfera della tipica taverna offre un unico menù del giorno, abbondante e succulento, pesce freschissimo ed uno strano succo di frutta da cui ho sviluppato un’immediata dipendenza da quanto è buono. L’oste è un personaggio ed il vecchio che si aggira per i tavoli, facendoti provare delle spezie sciorinandone le miracolose proprietà, è adorabile. Cenare al Populaire Saveur de Poisson è un’esperienza che vale il viaggio a Tangeri. Costa, ben 200 DH, ma li vale tutti, e comunque per noi sono meno di 20 euro.. Uakhaaaa….