MAROCCO DEL SUD
Periodo : luglio 2012
Durata : una settimana
Tipologia : Workshop fotografico con Iago Corazza
ITINERARIO
FEZ – BHALIL – MERZOUGA – GOLE DEL TODRA e DEL DADES – OUARZAZATE – VALLE DEL DRAA – ZAGORÀ – DUNE DI TINFOU – AIT BENHADDOU – MARRAKECH.
30.6 A Casablanca incontriamo i compagni di viaggio provenienti dai vari aeroporti italiani e voliamo tutti assieme su FEZ dove la nostra guida è pronta ad accoglierci con tre Jeep Toyota 4 x 4. Essendo le due di notte andiamo subito a dormire. Il viaggio è caratterizzato dalla comune passione per la fotografia e dal desiderio di migliorarci sia tecnicamente nell’uso delle macchine fotografiche che nella composizione delle immagini sotto l’esperta guida di IAGO CORAZZA www.iago.com con cui abbiamo tutti fatto dei corsi. FEZ, la più importante città imperiale del Marocco, ci appare molto ordinata. Trascorriamo la prima giornata in giro per la città fotografando i vicoli della Medina, il mercato, le concerie più famose della nazione, la scuola coranica e facendo delle panoramiche dalle colline su cui si erigono forti e rovine. In una fabbrica di ceramiche, un signore tanto solerte quanto pressato ci mostra rapidamente tutte le fasi della lavorazione e della decorazione fino a condurci nella sala dove il vasellame è esposto a caterve per la vendita. Ceniamo in un ristorante scicchettoso, un Dar dalla magnifica architettura, intrattenuti da spettacoli di danze, magia e rappresentazioni in costume.
1.7 Giornata di trasferimento con qualche sosta fotografica. Nel villaggio di BHALIL ci sono i lavatoi pubblici dove le donne stanno facendo il bucato. Ci cimentiamo nell’immortalare Maisha, un’attempata bella signora che ci fa da modella all’interno di una tipica abitazione troglodita scavata nella roccia. E’ un peccato non parlare la sua lingua e non poterla intervistare, il suo volto segnato dal tempo indica che avrebbe molto da raccontare.
Stasera si gioca la finale dei campionati europei di calcio. Dopo numerose ore di deserto pietroso, poco prima di arrivare a destinazione, troviamo un avamposto con un televisore (a schermo piatto). La sala è gremita dai locali (che mi pare facciano il tifo per la Spagna). L’ambiente è letteralmente bollente e con le bibite del frigo è impossibile trovare sollievo, sono comunque calde. Alla fine del primo tempo il generatore tira le cuoia, così ripartiamo raggiungendo il campo tendato di MERZOUGA, che ha i letti! allestito in forma circolare con i tappeti che fanno da parete, un posto spettacolare. La vicina Kasbah è meravigliosa, un castello di sabbia incredibile. Le sue finestre con i vetri colorati, protette da elaborate inferriate, arricchiscono di atmosfera gli interni sapientemente arredati con la mobilia, i tendaggi e i tappeti. Sul piazzale esterno della Kasbah ci sono delle grandi tavole per mangiare. Il menù è (e sempre sarà) lo stesso: cous-cous con verdure/pollo/altra carne, tajine di pollo al limone o prugne, insalata di pomodoro-cetriolo-peperone-olive-cipolla ovvero fresche “verdure killer” (il cagotto sopraggiunge e stende quasi tutti quelli che l’hanno mangiata), melone bianco e cocomero, tè alla menta finale. I tuareg si esibiscono suonando, danzando e cantando. È un perfetto set fotografico con tutte le difficoltà del caso: il buio e i soggetti in movimento. Iago ci insegna anche a fotografare la Kasbah di notte con i cavalletti. Domani mattina c’è l’escursione per fotografare l’alba nel deserto a dorso di dromedario. Non amo particolarmente questo mezzo di locomozione, in più la partenza è alle quattro. Ho deciso di non andare e dormire.
Mi alzerò però in tempo per fotografare il gruppo al ritorno.
2.7 Durante la notte manciate di sabbia filtrano attraverso i tappeti. Ci rigiriamo nel letto più volte. Io prendo sonno alle quattro, quando gli altri si alzano per la cammellata. Verso le sette sento la voce di Iago urlare istruzioni ai “nostri beduini” che rientrano dal deserto. Ancora in camicia da notte mi precipito fuori dal campo tendato con la macchina fotografica per unirmi al maestro nel reportage. Fatta colazione fotografiamo la Kasbah di giorno. I Tuareg posano disponibili, hanno volti bellissimi. Poco distante dal campo c’è un Hotel abbandonato piuttosto diroccato dove Iago ci fa esercitare nel fotografare i “totalini”, i “particolari” e il “backstage”. Procedendo verso le Gole del Todra visitiamo un’antica Kasbah, molto grande e disabitata, dove un anziano signore, discendente della famiglia proprietaria della casa, ci fa da guida e da modello. Le luci che filtrano creano soggetti interessanti nei meandri dell’edificio dalla bella architettura. Le GOLE DEL TODRA ci accolgono con una minima frescura regalata dal corso del fiume sul quale si affaccia il nostro albergo. Il sole non è ancora tramontato e sono molte le famiglie accampate sul suo greto a frescheggiare. Dopo cena, nella sala ristorante dell’Hotel, Iago -munito di proiettore- ci fa riguardare gli scatti di tutti nonostante il generale accasciamento. La visione delle foto è utile per capire come migliorare dagli errori propri e altrui, prendere spunti per le inquadrature, notare come ognuno abbia un proprio stile. Ma anche riposare serve, per avere la mente più lucida. Appena si interrompe l’erogazione dell’energia del generatore, in quattro nano cristalli… ehm, nano secondi, l’aula si fa improvvisamente deserta! Iago invece è una macchina da guerra. È sempre pronto sul pezzo perché ha la capacità di recuperare durante ogni tempo morto, anche minimo. Lo invidio.
3.7 Attraversiamo la Valle del fiume Dadès, con i suoi canyon, i vasti palmeti, i palazzi in mattoni di fango. Questa regione viene chiamata la Valle delle mille Kasbah. Siamo alla Gola del DADES. I paesaggi impervi e desolati ai lati della sconnessa pista sono punteggiati qua e là dalle tende piantate sulle sassaie di berberi nomadi. I BERBERI vivono in condizioni assolutamente inospitali e senza alcun genere di conforto che sia acqua, cibo o interazione con altre comunità pascolando greggi di pecore da cui traggono il sostentamento. Incrociamo tre ragazzette, con una bimba piccola che sfoggia una camicetta tutta rattoppata. Iago le ferma, ci parla un po’ e crea le condizioni necessarie per un reportage collettivo. Il gruppetto è oggetto della nostra attenzione, soggetto per i nostri obiettivi. Le ragazze sono molto timide, hanno dei visi bellissimi, sono sudice e malvestite ma composte e dignitose, forse rassegnate o semplicemente ignare di ciò che esiste di diverso nel mondo, compresa l’infelicità, percepita più da chi desidera e non può avere o può perdere qualcosa, che da loro che non hanno niente. Un’altra famiglia, più avvezza al transito di turisti (non in questa stagione, ci siamo solo noi!), ci corre invece incontro mendicando Dirhams. Sono meno genuini oltre che meno fotogenici delle tre ragazze con la bimba, nonché troppo insistenti. D’altra parte qua, in mezzo al niente, che altro possono fare se hanno imparato che turista è sinonimo di denaro? Più simpatico è l’incontro con un bel pastore di pecore che sorridendo con i suoi denti madreperlati tutto ad un tratto si vede puntare in faccia un Lastolite (telo dorato riflettente) che lo acceca spaventosamente. Confuso, ma senza lamentarsene, mantiene cortesemente il sorriso strizzando gli occhi, sicuramente domandandosi perplesso come mai questo gruppo di persone, tanto attratto da lui al punto di contendersi ogni centimetro di spazio per fotografarlo, gli stia facendo questo.
Sono numerose le soste al volo per fotografare il paesaggio. Scendere! Scattare! Ripartire! Tutto il giorno manteniamo questo ritmo. Pare faccia anche bene all’intestino…
Per scendere dalla jeep armati di fotocamera affiniamo la tecnina. In sole otto mosse 1. scendo io dalla mia parte 2. levo il mio zaino 3. sposto sul mio sedile l’enorme zaino di Giovanni 4. Pasquale estrae il suo zaino e scende dalla sua parte 5. Mohammed, l’autista sceso nel frattempo dalla sua parte, alza lo schienale per liberare Giovanni, Cecilia e Norberto incastrati nel sedile posteriore 6. Giovanni scende 7. Giovanni recupera il suo il “catamarano” 8. Cecilia scende con il suo zaino e Norberto. Questa operazione diventa ben presto un gioco divertente fino a quando il meccanismo si inceppa al punto 5 perché Mohammed scende per i cavoli suoi e si mette a chiacchierare con un altro autista lasciando imprigionati Cecilia Norberto e Giovanni sui sedili posteriori che, oltre a schiantare di caldo, non possono piazzarsi in pole-position per fotografare.
Una delle tappe sprint è di fronte alle particolari pareti della montagna dalle formazioni rocciose dette “Gocce di Sangue”. Con più calma invece esploriamo la Kasbah Tamnalt dove, oltre la struttura, fotografiamo un Tuareg che gentilmente posa per noi con la sua cammella. Si assomigliano anche! Lei è molto dolce e simpatica. Le mostro la foto in cui l’ho ritratta col suo padrone e lei guarda dritta il display della macchina fotografica con espressione interessata e compiaciuta! Pernottiamo a OUARZAZATE nell’hotel della catena Ibis che ha una piscina che ci fa venire la bava alla bocca. Dopo la cena più frugale del viaggio ci ritroviamo in un’autentica sala riunioni per la consueta proiezione delle foto per verificare i nostri progressi. Stavolta siamo tutti svegli e partecipativi. Iago meno, forse per colpa della cena troppo leggera e senza tajine!
Ouarzazate è famosa per i numerosi film girati negli studios cinematografici (attenzione: ce ne sono due, i vecchi dove ci siamo recati noi e i nuovi che non so se sono visitabili). Francamente avendo visitato Cinecittà non mi impressionano granché. Il plus ideato dal nostro Iago è essersi procurato una modella locale da fotografare nel contesto particolare. Peccato che un antipatico guardiano abbia da ridire a proposito della nostra attrezzatura troppo professionale (la mia no di certo) per la quale occorrono permessi speciali e via dicendo. Forse è un vano tentativo di estorsione. Di fatto ci tocca smettere senza capire se sia delusa anche la modella, probabilmente no perché Iago la paga ugualmente. Sciolti dall’impegno “scolastico” ci aggiriamo per gli studios immortalandoci con la compatta di Stefano in una serie di foto di gruppo molto idiote ma divertenti. Alla Kasbah Amridil, ancora in restauro ma già diventata un Hotel, Iago ci fa fare alcuni esercizi non facili per la luminosità a volte scarsa oppure troppo incisiva, poi lascia libero sfogo alla nostra individualità.
Altra Kasbah, altra esercitazione. La Kasbah è semidistrutta ma ci sono i resti di un grande pozzo. L’aspetto interessante di questi forti sparsi nel deserto è che sono autonomi da tutti i punti di vista, compreso quello più importante: l’acqua. E qui “scatta” la foto di gruppo: tutti dentro al pozzo!
Pranziamo a Ouarzazate poi attraversando la VALLE DEL DRAA raggiungiamo ZAGORÀ dove ci attende un campo tendato di lusso, molto curato. Il pezzo meglio è il tendone-toilettes dove ci concediamo una doccia esagerata! Nella tenda-ristorante la temperatura è molto elevata, possiamo però godere del refrigerio di birre ghiacciate. Non abbiamo capito come mai la birra è fredda mentre l’acqua no. Per non sopperire al caldo torrido si adegua anche Iago che è astemio.
Ultima esercitazione con i cavalletti all’interno del campo tendato per fotografare la luna che sorge dietro le montagne e poi ci ritiriamo nelle tende per un meritato risposo.
5.7 Alle DUNE DI TINFOU fotografiamo i cammellieri con le loro bestie. Pasquale, sempre perfetto e profumato, si lascia vestire da un cammelliere con la sua jellaba ed il suo chech per posare simpaticamente, ma soffre per il caldo e per l’odore “bestiale” dell’abbigliamento. A Ouarzazate altro pranzo, altra tajine al pollo per Iago, altre verdure per altre corse al gabinetto di molti. Visitiamo una tipica erboristeria marocchina dove aleggiano esotici profumi. Ci vengono illustrate le proprietà dell’olio di Argan e fatti testare alcuni prodotti. Nel pomeriggio fotografiamo il magnifico villaggio fortificato di AIT BENHADDOU al cui interno sono stati girati parecchi film. Essendo bassa stagione è assai piacevole essere gli unici visitatori, senza presenze inopportune che immancabilmente si infilano nel mezzo sciupandoti le foto! Per la stessa ragione molti negozi sono chiusi, aspetto altrettanto gradevole perché non subisci il tormento dei venditori che devono in tutti i modi mostrarti le proprie cose, e puoi fotografare in tutta tranquillità.
Una lunga tirata sui tornanti dell’Atlante tinteggiato di rosa dagli oleandri in fiore ci porta a MARRAKECH. Provenendo dal deserto l’impatto con il caos generato dal traffico è molto forte. Ceniamo immersi nell’atmosfera scoppiettante dei banchi posti in mezzo alla Place Djemaa El-Fna, poi proviamo a fotografare la marea di gente che l’affolla, i venditori di succo d’arancia, i banchi di frutta secca e datteri a sfare, i musicisti, le tatuatrici con l’henné. Dove sono finiti gli incantatori di serpenti? Saliamo sulla terrazza di un ristorante per una consumazione al volo, necessaria per poter piazzare i cavalletti e catturare la magia di questa incredibile piazza dall’alto. Un tè alla menta poi si beve sempre volentieri.
6.7 Ultimo giorno di vacanza con appuntamento alle 10.30 nella hall per andare all’aeroporto. Per me c’è il tempo sufficiente per incontrare Nofisa (leggi il diario di Marrakech) alla quale ho dato appuntamento in albergo. Arriva, bella e sorridente come sempre, accompagnata dal marito e dalla figlia più giovane che ci fa da interprete. Un rivedersi colmo d’affetto, amichevolmente paparazzato da Giovanni. Dopo aver regolarmente fatto check-in ci viene comunicato che il volo è stato annullato. Nessuno sembra sconvolto dalla notizia, tanto è venerdì. L’unico disagio è per Iago che aveva programmato un corso per domani a Ca’ di Faccino e che deve avvertire tutti i partecipanti che non riesce a tornare in tempo. Veniamo riprotetti su un volo dell’indomani e condotti in un hotel cinque stelle vicino al Palazzo dei Congressi. Una bella camminata ci riporta alla “Place”. Poi ci addentriamo nei meandri della Medina deserta e affascinante. Rientriamo nella notte allegri e soddisfatti a bordo di una carrozza incuranti di avere solo un paio d’ore per dormire prima della sveglia per tornare all’aeroporto.
Ringraziamenti:
a Iago per aver organizzato il corso ed il viaggio
se comincerete a notare un miglioramento nelle foto che pubblico il merito è suo!
a Cecilia, mia compagna di stanza e di avventura
a Norberto, per la sua simpatica presenza
ora vi posso rivelare la sua identità: è l’orsacchiotto di Cecilia!
A Stefano, Claudio, Giovanni e Lauro per le foto gentilmente concesse
In posa per una foto, cosa si dice in Marocco? Cheese?
Noooooo… COUS COUS!