Tre paperi

Racconto breve e Disegno di Carlotta Coffrini

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In quel momento cadeva la consueta pioggerellina britannica, fine e leggera, che disegnava piccoli cerchi sull’acqua del fiume che bagnava il villaggio.

Meggy era seduta nello spazio esterno del bar. Peccato fosse chiuso, avrebbe preso volentieri qualcosa, magari una tisana calda. Osservò il fiume e la corrente che trascinava tre paperi, due maschi e una femmina. Se i tre paperi fossero stati lei, Ryan e Greg, non sarebbero andati tutti nella stessa direzione. Ryan stava andando controcorrente, da solo, e non lo sapeva.

Aveva conosciuto Ryan a una festa. A un tratto i loro sguardi si erano incrociati: lei semplicemente splendida, lui bello, dall’intuibile fisico scultoreo, lo sguardo furbo e malizioso, la parola sesso stampata a grandi lettere sulla fronte. Meggy conosceva i segnali, significavano allarme rosso, ma si era detta che lo voleva e si era lasciata agganciare.
Ryan, però, si era rivelato un bellone noioso, prevedibile e assillante. A Meggy non piaceva che, per incontrarsi, dovesse essere sempre lei ad andare da lui; non le piaceva che il suo unico interesse fosse il calcio; non le piaceva che volesse che si vedessero sempre da soli; non le piaceva l’aggressività che emergeva se non era rintracciabile. Perché voleva costantemente sapere dov’era, con chi era e cosa faceva?

Guardò il cellulare appoggiato sul tavolino dopo aver riattaccato con Ryan, rendendosi conto di non averlo neppure ascoltato. C’era qualcosa che non quadrava. Forse nascondeva una storia parallela. Magari, proprio per questo motivo usava quel ripetitivo, banale e nauseante “amore mio”.

Al riparo del gazebo del bar avrebbe voluto leggere il libro che si era portata, ma l’aveva chiamata anche Greg che aveva una considerazione importante da condividere: “non bisognerebbe perdersi completamente per una sola persona”. Poi aveva aggiunto, ridendo, di essersi già perso.

Immaginandolo, con i suoi denti storti e quei capelli arruffati, provò un piacevole formicolio.
Ormai era chiaro che non sarebbe riuscita a interrompere il flusso dei pensieri. Come la femmina di quei paperi si sentiva trascinata nel verso della corrente, non capendo più se Greg fosse un papero o la corrente stessa.
Il loro era stato un fortuito incontro-scontro in un mercatino dell’antiquariato che li aveva visti protagonisti di una scena degna di un film commedia romantico-sentimentale.
Aveva capito all’istante che era lui che stava aspettando.

Greg aveva saputo irretirla senza intrappolarla e lei gli era scivolata dentro senza accorgersene.
Tutto ciò che di lui l’aveva affascinata continuava ad attrarla e con lui si sentiva sempre a suo agio.
Loro erano senza tempo e senza storia. Loro erano e basta.
I loro momenti un fermo immagine, immutabile ed eterno in cui nessuno si poteva intromettere.

Meggy pensò che sì, anche lei si stava perdendo.
E Ryan rappresentava la sua ancora, per questo non l’aveva ancora mollato.
Con un sospiro rimise in borsa libro e cellulare e andò a fare due passi.
Aveva cessato di piovere.

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