La principessa ideale

 
Favola di Carlotta Coffrini & Disegno di Giulia Piccini

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C’era una volta un Quadrilatero di Regni Principeschi governati da quattro bellissime Principesse.

Nel Principato di Giovanilandia c’era una giovanissima Principessa.
Ai sudditi si mostrava fiera, perché era bellissima e sempre più bella diventava; ma era anche un po’ disattenta.
Bella lo era senza dubbio, ma nelle principesche narici facevano spesso capolino dei moccichini evidentemente soffiati malamente che, ovviamente, a Corte nessuno aveva il coraggio di evidenziarle. Anzi, di nascosto, era soprannominata la Principessa Caccolona!

Nel Principato di Crescilandia c’era un’altra giovin Principessa.
Aveva un viso delicato, amava la letteratura ed era dotata nelle scienze matematiche.
Però aveva anch’essa un difettuccio assai poco apprezzato: crescendo aveva sviluppato un cattivo odore.
Quando si è piccoli l’odore è praticamente inesistente ma, nel crescere, come è normale che sia per tutti, cambia e si fa più forte e percepibile. A Crescilandia numerosi eran coloro che iniziavano a diventare grandi, perciò a tutti accadeva questa cosa naturale.
Fortunatamente il Principato vantava la presenza di una bottega artigiana che produceva saponi profumati.
La Principessa purtroppo non ne faceva uso perciò, segretamente, veniva chiamata Principessa Puzzolona!

Nel terzo angolo del Quadrilatero regnava un’altra mirabile Principessa.
Oltre a essere bellissima, sempre fresca come una rosa e assai capace nelle economie del Principato di Adolescenzia, ogni tanto, anche per un non nulla, andava in escandescenze spaventando l’intera Corte.
I sudditi correvano a nascondersi terrorizzati, i cani latravano impauriti, i gatti miagolavano infastiditi, i cavalli si imbazzarrivano nelle stalle e i topi si davano alla fuga.
Finita la sfuriata, come dopo un temporale con lampi e tuoni, tornava poi sempre il sereno; ma quegli scatti d’ira erano veramente poco apprezzati e le avevano fatto guadagnare l’appellativo di Principessa Urlacciona!

Infine, nel Regno di Amabilandia, viveva una leggiadra Principessa, graziosa e raffinata, amante delle arti e della cultura, attenta ai bisogni dei suoi sudditi da cui era infatti molto amata, ammirata per la figura sempre linda e curata e talvolta spiritosa.
Anche la sua dimora ne rifletteva le virtù: ordinata, piena di libri e passatempi e circondata da fiori colorati e profumati.
I cortigiani erano sereni, solerti e pieni d’entusiasmo e anche gli animali domestici erano buoni e festosi.

Un giorno giunse un messaggero annunciando che il giovine Principe di un lontano Reame sarebbe venuto in visita al “Quadrilatero” in cerca di consorte.
Chiaramente il Principe cercava una Principessa che, idealmente, doveva rispondere ad alcuni requisiti fondamentali: gentilezza, educazione, cultura, capacità, simpatia e, possibilmente, anche bellezza.

Quando il Principe arrivò a Giovanilandia e incontrò la Principessa rimase perplesso.
Cos’aveva nel naso? Del pongo?
Quasi non riusciva a concentrarsi sulla conversazione perché lo sguardo cadeva sempre lì, sul caccolume dal nasin fuor uscente.
Possibile che non se ne avvedesse? O ella pensava che gli altri non se ne accorgessero?
Non potendo sopportar oltre quella visione, l’impeccabile Principe si eclissò sopraffatto.
Ringraziando per l’accoglienza addusse la motivazione che doveva consultarsi col Re suo Padre.
L’ingenua Principessa non ebbe alcuna reazione, ancora troppo giovane per comprendere di essere stata rifiutata.

Giunto a Crescilandia, il Principe andò a conoscerne la Principessa e, al suo cospetto, ebbe un attimo di smarrimento.
Possibile che fosse lei a emanare quell’odore sgradevole?
Dopo essersi inchinato e accostato per il baciamano, ne ebbe la certezza e fece istintivamente un balzo all’indietro.
Aveva pure le unghie sbocconcellate!
L’elegante Principe si trattenne comunque educatamente per la conoscenza, cercando di far buon viso a cattivo gioco, mentre la Principessa, pavoneggiandosi, spandeva ancor di più l’olezzo.
Al limite della resistenza, il Principe si congedò senza baciarle nuovamente la mano per evitare un moto di disgusto.
La Principessa chiamò al suo cospetto la più fedele Dama di Compagnia e le chiese un parere circa l’evidente ragione del disinteresse del Principe.
La gentildonna, impaurita, tentò di dissimulare ma, alla minaccia di essere cacciata, confessò la verità.
La Principessa, scoprendo di esser addirittura chiamata Puzzolona, ci rimase veramente male e non poté che ammettere di esser negletta.

Arrivato ad Adolescenzia, il garbato Principe fece la conoscenza della terza Principessa.
Dopo che gli furono serviti bevande e cibi freschi di stagione e dopo una piacevole conversazione, credette di aver trovato la consorte ideale. Prima di pronunciarsi, però, pensò che gli sarebbe rimasta la curiosità di conoscere anche l’ultima Principessa del Quadrilatero così, con la scusa di doveri impellenti nel suo Regno, si accomiatò dicendo che avrebbe dato una risposta.
La Principessa protese la profumata estremità per il baciamano facendo un leggero inchino, ma era già stizzita.
Osservatolo calvalcare con destrezza, contornato dai suoi accompagnatori, appena credette che si fosse allontanato a sufficienza, fu invasa dalla collera. Come osava prendere tempo!
Sbatacchiando tutto ciò che aveva intorno, si infuriò, strillando talmente tanto forte che, sia il Principe, che il suo cavallo, che i paggi, che lo stalliere, che i loro cani, furono come investiti da cotanto inaudito strepitare.

Cosicché il Principe ebbe mestamente ancora una volta la prova che l’apparenza inganna.
Benché avvilito dalla poco esaltante conoscenza delle tre Principesse, almeno si rallegrò di essere stato prudente nel non aver preso una decisione avventata.

Quando giunse nel Principato di Amabiliandia era ormai persuaso che il suo viaggio nel Quadrilatero fosse sventurato.
Tuttavia, restò estasiato dal modo di porsi e comportarsi della Principessa, oltre che dalla sua beltade. In particolare restò colpito dalla sua istruzione e dalle sue buone maniere, dalla capacità di dare il buon esempio e dall’influenza benefica che aveva sui sudditi.
Sebbene incoraggiato dalle tante qualità della quarta Principessa, in seguito alle esperienze precedenti decise di non esser precipitoso.
L’amabile Principessa intuì che il distinto Principe volesse riflettere e fu lieta di aver anch’essa tempo e modo di ponderare.

Rientrato nel suo Regno, il Principe si consultò col Padre in merito all’idea di una prova del nove, o meglio del quattro, essendo questo il numero delle Principesse!
Il Re fu concorde e dette il suo assenso.
Così sguinzagliò i suoi più fidati valletti nei quattro Principati a raccogliere testimonianze.
Venne così a sapere che a Giovanilandia la Principessa era soprannominata Caccolona, che a Crescilandia la Principessa veniva chiamata Puzzolona e che ad Adolescenzia il nomignolo affibbiato alla Sovrana era Principessa Urlacciona.
Allora aveva visto, sentito e udito giusto!

Fortunatamente, con sommo gaudio e gran sollievo, venne a sapere che il popolo di Amabilandia aveva dato alla propria Principessa il titolo di DolceCuore.

Affrancato dai dubbi, il nobile Principe fece ritorno al Quadrilatero e chiese la mano alla Principessa DolceCuore.
E, come in tutte le favole che si rispettino, vissero felici e contenti.

Vi siete chieste se anche il Principe avesse un appellativo?
E se fosse stato il Principe Puzzone, Rude, Ignorante, Narciso, Caccone, Ingiusto, Poltrone, Egocentrico?

Ebbene, la Principessa DolceCuore sposò il Principe Favoloso!

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